Francesca Morelli

Trapianto combinato reni-cuore, “tollerato” senza immunosoppressione nei primati

(23 Gennaio 2025)

Roma  – Nuove prospettive potrebbero aprirsi per il mondo dei trapianti: trapiantare in simultanea reni e cuore insieme sembra meglio tollerata a lungo termine negli animali, primati di grandi dimensioni, senza necessità di immunosoppressione. È quanto dimostra un protocollo unico sviluppato da ricercatori del Massachusetts General Hospital, descritto in uno studio pubblicato oggi su Science Translational Medicine. Precedenti lavori preclinici dimostrerebbero che il co-trapianto di cuori, reni e midollo osseo possa prevenire il rigetto del trapianto di cuore: una sfida di lunga data per la ricerca. Il rigetto di organi è, infatti, una delle principali cause di fallimento del trapianto e tra le maggiori preoccupazioni per i pazienti trapiantati. Ad oggi, per evitare questo evento si ricorre a farmaci immunosoppressori i qual si associano tuttavia a almeno due criticità: la necessità di assunzione a vita di questa stessa terapia e i molti effetti collaterali che ne possono seguire. Pertanto, gli scienziati sono alla ricerca di strategie per educare il sistema immunitario a tollerare organi e tessuti estranei senza il ricorso all’immunosoppressione. Precedenti i tentativi tra cui due procedure di condizionamento non mieloablativo, una sorta di mini-trapianto, seguito da trapianto di midollo osseo del donatore (DBMT) sembravano suggerire la possibilità di stabilire la tolleranza dei trapianti renali nei primati non umani, prolungando così la durata di vita degli organi. Tuttavia, replicare questo successo nei trapianti di cuore è stato complesso e con l’intento di migliorare e prolungare la sopravvivenza dell’organo, i ricercatori hanno sviluppato questo particolare protocollo che prevedeva l’esecuzione del DBMT una settimana prima del co-trapianto reni-cuore dello stesso donatore e confrontato gli esiti in scimmie cynomolgus che avevano ricevuto un trapianto di cuore da solo o un trapianto di cuore e rene dallo stesso donatore non compatibile. I cuori trapiantati sono sopravvissuti molto più a lungo senza soppressione immunitaria in scimmie che avevano subito il doppio trapianto rispetto a primati sottoposti a solo trapianto di cuore. Ulteriori ricerche hanno collegato questa migliore tolleranza alle strutture linfoidi nei reni, ricche di cellule T regolatrici, note per le loro proprietà immuno-calmanti. Per tradurre questo approccio in pratica clinica, gli autori hanno anche adattato il protocollo simultaneo per includere anche trapianti da donatori deceduti. “Una versione di questo protocollo potrebbe indurre la tolleranza in pazienti con insufficienza cardiaca e renale allo stadio terminale che necessitano di trapianto combinato di cuore e rene”, hanno dichiarato gli autori.(30Science.com)

Francesca Morelli