Francesca Morelli

Il colesterolo ballerino nell’anziano può aumentare il rischio di demenza

(29 Gennaio 2025)

Roma – Il colesterolo “ballerino” con valori che cambiano nel tempo, indipendentemente dal livello effettivo, potrebbe essere nelle persone anziane un indicatore di maggiore rischio per demenza, rispetto a persone di pari età ma con valori di colesterolo che si mantengono su livelli sempre stabili. Lo suggerisce uno studio della Monash University di Melbourne, in Australia che sarà pubblicato su Neurology®, la rivista medica dell’American Academy of Neurology, indicando potenzialmente il colesterolo fluttuante come un nuovo biomarcatore per identificare persone a rischio di demenza, le cui misurazioni annuali potrebbero fornire più informazioni rispetto ai livelli di colesterolo effettivi rilevati in specifici momenti. Lo studio, molto ampio, ha coinvolto 9.846 persone con età media di 74 anni che non avevano demenza o altri problemi di memoria all’ingresso cui sono stati misurati i livelli di colesterolo all’inizio dello studio e nelle tre visite annuali successive. Lo studio prevedeva inoltre una valutazione annuale delle capacità mnemoniche con test dedicati e un follow up di 5,5 anni dopo la terza vista annuale. Sono stati inclusi nello studio anche pazienti in terapia con statine, l’approccio standard nella gestione del colesterolo, a meno che non avessero interrotto o iniziato ad assumere i farmaci durante il periodo di misurazione del colesterolo. I partecipanti sono stati poi suddivisi in quattro gruppi in base al cambiamento rilevato tra la prima e la quarta misurazione del colesterolo, dove la differenza tra le misurazioni annuali consecutive è stata di 91 mg/dL in media nel gruppo con le più alte variazioni nel colesterolo totale e di 22 mg/dL nel gruppo con le minori variazioni. Durante lo studio, 509 persone hanno sviluppato demenza, di cui 147 sulle 2.408 persone nel gruppo con le maggiori variazioni nel colesterolo totale, con un tasso di 11,3 ogni 1.000 anni-persona. Nel gruppo con la minore variazione nel colesterolo totale, 98 su 2.437 persone hanno sviluppato demenza, pari a un tasso di 7,1 ogni 1.000 anni-persona. Gli anni-persona rappresentano sia il numero di persone nello studio sia la quantità di tempo trascorso da ciascuno partecipante nello studio. Dopo aver regolato altri fattori confondenti il rischio di demenza, come età, stato di fumatore e pressione alta, i ricercatori hanno scoperto il gruppo con alti cambiamenti nei valori del colesterolo avevano il 60% di probabilità in più di sviluppare demenza rispetto al gruppo con basse variazioni. Inoltre è stata evidenziata anche una correlazione fra livelli di colesterolo variabili e deterioramento cognitivo o problemi di memoria che non soddisfacevano i criteri per la demenza. Esaminando poi i vari tipi di colesterolo, è emersa una stretta associazione tra colesterolo LDL (cattivo) fluttuante, rischio di demenza e deterioramento cognitivo, differentemente non rilevata in relazione al colesterolo HDL (buono) o ai trigliceridi. I ricercatori suggeriscono quindi il monitoraggio del colesterolo nel soggetto anziano, ovvero la rilevazione delle variazioni nel tempo, quale strategia efficace e a basso costo per intercettare persone a maggiore rischio di demenza e potere strutturare interventi mirati alla prevenzione, come la correzione degli stili di vita o la somministrazione di statine. Un limite dello studio è che mentre le persone che hanno iniziato o interrotto l’assunzione di farmaci per il colesterolo non sono state incluse nello studio al fine di eliminare le fluttuazioni indotte dalla stessa terapia, non si sono avute informazioni su eventuali cambiamenti nel dosaggio o su persone che non hanno assunto i farmaci come prescritto, tali da poter influire sui cambiamenti del colesterolo.(30Science.com)

 

Francesca Morelli