Roma – Le commozioni cerebrali e i traumi cranici negli sport di contatto, come il calco, il football e la boxe, possono rappresentare gravi minacce per la salute, promuovendo l’attivazione di virus latenti. Questo inquietante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Science Signaling, condotto dagli scienziati della Tufts University e dell’Università di Oxford. Il team, guidato da Dana Cairns e Ruth Itzhaki, ha utilizzato un modello di laboratorio che ricostruisce l’ambiente del cervello per comprendere meglio come le commozioni cerebrali possano innescare le fasi di riattivazione degli agenti patogeni. I traumi e le commozioni cerebrali, spiegano gli esperti, sono stati collegati a malattie neurodegenerative come l’encefalopatia traumatica cronica, la malattia di Alzheimer o il Parkinson. I ricercatori hanno ora aggiunto un livello di preoccupazione, dimostrando che tali impatti possono attivare agenti patogeni latenti nascosti nella maggior parte delle calotte craniche. Tra questi, il virus dell’herpes simplex 1 (HSV-1), che infetta oltre l’80 per cento della popolazione, e la varicella-zoster, presente nel 95 per cento delle persone. Ricerche precedenti suggeriscono che HSV-1 può essere riattivato nel cervello da uno stato latente da eventi come stress o immunosoppressione, portando infine a danni neuronali. Nell’ambito dell’indagine, gli studiosi hanno sottoposto i modelli di tessuto cerebrale a una simulazione di trauma cranico, per poi osservare al microscopio gli effetti della commozione sugli organoidi infetti da HSV-1 e quelli sani. Le cellule compromesse, riportano gli autori, mostravano una riattivazione del virus, e sviluppavano i marcatori distintivi della malattia di Alzheimer. La frequenza degli impatti influenzava direttamente la gravità delle manifestazioni di questi effetti. I modelli di controllo, invece, non mostravano marcatori di neurodegenerazione. Il trauma cranico, osservano gli scienziati, non riguarda solo gli atleti, ma rappresenta una delle cause più comuni di disabilità e morte negli adulti, causando un costo economico stimato in 400 miliardi di dollari. I risultati suggeriscono l’uso di farmaci antivirali come potenziali trattamenti preventivi precoci, anche se gli autori precisano che saranno necessari ulteriori approfondimenti. “Ci sono molte prove epidemiologiche – conclude David Kaplan, presso la Tufts University – sui collegamenti ambientali e di altro tipo con il rischio di Alzheimer. Il modello di tessuto cerebrale contribuisce a implementare queste informazioni su una base meccanicistica e a fornire un punto di partenza per testare nuovi farmaci”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
I traumi cranici posso attivare virus latenti
(8 Gennaio 2025)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).