Valentina Di Paola

Le cellule CAR-T conservano i ricordi di incontri passati

(3 Gennaio 2025)

Roma – Alcune cellule CAR-T (Chimeric Antigen Receptor T), dei recettori sintetizzati in laboratorio per riconoscere le cellule tumorali, sono in grado di conservare la memoria di precedenti incontri con batteri, virus e altri antigeni. Questo interessante risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista Nature Immunology, condotto dagli scienziati dell’Anschutz Medical Campus presso l’Università del Colorado. Il team, guidato da Terry Fry e Kole DeGolier, ha utilizzato un modello murino e un insieme di cellule umane. Gli studiosi hanno scoperto che alcune unità biologiche sono associate a una memoria lunga e duratura, capace di ricordare le proprie esperienze passate con agenti patogeni. Le cellule CAR-T, spiegano gli esperti, sono strutture progettate per combattere il cancro e altre patologie. In particolare, le cellule recettori antigenici chimerici delle cellule T vengono rimosse dal sangue del paziente, modificate per colpire il cancro e reinfuse nell’organismo. Gli autori hanno scoperto che le CAR-T che avevano avuto un contatto precedente con gli antigeni si comportano in modo diverso rispetto alle altre. “A differenza della maggior parte dei farmaci – afferma Fry – i prodotti delle cellule CAR-T non sono uniformi. Sappiamo che esiste una variabilità, ma ne stiamo solo iniziando a comprendere i meccanismi. Il nostro lavoro dimostra che le cellule che avevano avuto esperienze precedenti con l’antigene uccidevano rapidamente le cellule tumorali, ma si esaurivano in tempi più brevi e si riproducevano lentamente”. Gli autori hanno inoltre scoperto che le cellule CAR-T prive di memoria con l’antigene potevano essere potenziate specificamente prendendo di mira geni come RUNX2. “Queste differenze epigenetiche – sostiene DeGolier – potrebbero essere utilizzate per identificare i geni che possono essere manipolati”. Le cellule dei modelli vaccinati sono cambiate dopo aver incontrato antigeni del vaccino nei linfonodi. In seguito hanno risposto rapidamente ed efficacemente grazie alla memoria, ma si sono esaurite in tempi più rapidi. L’aggiunta di RUNX2 nelle cellule senza imprinting le rendeva più efficaci, ma il gene sembrava proteggerle dall’esaurimento. “Questi risultati – commentano gli autori – potrebbero portare a una progettazione più precisa delle cellule CAR-T, consentendo loro di attaccare il cancro in modo più efficace e, potenzialmente, alleviando alcuni degli effetti collaterali della terapia, tra cui una forte risposta infiammatoria”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).