Valentina Di Paola

Anticipare le cure palliative per la demenza riduce le visite in pronto soccorso

(29 Gennaio 2025)

Roma –  Si chiama IN-PEACE, acronimo di Indiana Palliative Excellence in Alzheimer Care Efforts, è un approccio innovativo che si basa sull’integrazione di cure palliative e trattamenti per la demenza per pazienti e caregiver, che potrebbe ridurre notevolmente il rischio di visite al pronto soccorso e i ricoveri ospedalieri. A valutarne i vantaggi uno studio, pubblicato sul Journal of American Medical Association, condotto dagli scienziati dell’Università dell’Indiana. Il team, guidato da Greg A. Sachs e Kurt Kroenke, ha analizzato l’efficacia di un’integrazione delle cure palliative e quelle per la demenza per i pazienti e i caregiver arruolando 201 coppie assegnate in modo casuale al gruppo di cure palliative o tradizionali. L’età media dei pazienti e dei caregiver era rispettivamente di 84 e 61 anni. I risultati suggeriscono che per ogni 100 persone con demenza in stadio avanzato trattata in casa, IN-PEACE potrebbe portare a 59 ricoveri ospedalieri in meno e 72 visite in meno al pronto soccorso in un periodo di 2 anni. Questo approccio combinato offre potenziali benefici per milioni di pazienti e caregiver. La riduzione delle visite potrebbe anche comportare notevoli risparmi sui costi per il sistema sanitario. Il gruppo di individui di IN-PEACE, spiegano gli esperti, era formato principalmente da anziani e soggetti fragili, con malattia di Alzheimer o altre forme di demenza grave. Pazienti e familiari hanno ricevuto check-in mensili telefonici per un massimo di due anni da infermieri o assistenti sociali esperti e qualificati nella gestione di sintomi neuropsichiatrici, disagi e problemi associati alle cure palliative, come la pianificazione anticipata delle cure e il rinvio all’hospice. Nel modello di assistenza sono state enfatizzate le capacità di istruzione e comunicazione. Il contatto regolare permetteva di affrontare i problemi in modo più olistico, riducendo il rischio di escalation e le probabilità di visite al pronto soccorso. “Con IN-PEACE – afferma Sachs – abbiamo integrato decenni di progettazione e implementazione di programmi fondamentali di gestione dell’assistenza alla demenza, combinando linee di lavoro precedentemente separate. In genere, se i pazienti affetti da demenza ricevono cure palliative, questo avviene nella fase finale della malattia, quando si rivolgono ai servizi di hospice. L’adozione di questi approcci più a monte, invece, fornisce un solido supporto al paziente e alla famiglia”. C’è da precisare, sottolineano gli autori, che, nonostante l’incoraggiante calo drastico delle visite in pronto soccorso, non è stata riscontrata una diminuzione dei sintomi neuropsichiatrici come depressione o ansia. “Oltre il 40 percento dei pazienti e dei caregiver nel nostro studio – aggiunge – apparteneva all’etnia afroamericana, una percentuale significativamente più alta rispetto ad altri lavori sulla demenza. IN-PEACE ha fornito accesso alle risorse a individui che in genere non riceverebbero questo tipo di assistenza, anche se generalmente le persone di etnia afroamericana sono associate a un rischio maggiore di sviluppare demenza rispetto alle loro controparti caucasiche, ma tendono a ricevere cure piuttosto tardi”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).