Francesca Morelli

Tumori: allo studio immunoterapie per tumori pediatrici

(20 Gennaio 2025)

Roma – Il sistema immunitario nei bambini reagisce in maniera diversa a secondo del tipo di tumori, dell’età del piccolo e con particolarità che lo differenziano sensibilmente da quelle dell’adulto. Questa scoperta ad opera di ricercatori del Karolinska Institutet e dell’Astrid Lindgren Children’s Hospital in Svezia, pubblicata oggi su Cell, apre la strada allo sviluppo di potenziali nuovi trattamenti su misura dei tumori pediatrici. Poiché l’organismo sfrutta il sistema immunitario per combattere il cancro attivando strategie differenti in soggetti adulti e in bambini i ricercatori si sono concentrati a comprendere i meccanismi attivati in età pediatrica e i fattori che possono influenzare la risposta immunitaria in 191 bambini di età compresa tra 0 e 18 anni affetti da diversi tipi di tumori solidi, diagnosticati presso l’Astrid Lindgren Children’s Hospital tra il 2018 e il 2024. Di questi, hanno poi analizzato il tessuto tumorale e i campioni di sangue per determinare le mutazioni genetiche nei diversi tumori e accertare quali fra queste alterazioni erano, oppure no, attive anche nel sistema immunitario. “Ad oggi la medicina di precisione in ambito oncologico si è concentrata principalmente sullo studio delle proprietà del tumore”, spiega Petter Brodin, professore di immunologia pediatrica presso il Department of Women’s and Children’s Health, Karolinska Institutet, e pediatra all’Astrid Lindgren Children’s Hospital, Karolinska University Hospital. “Attenzionare il sistema immunitario, apre una prospettiva nuova che sarà determinante per definire il futuro delle terapie dei tumori pediatrici”. Le ultime evidenze mostrano, infatti, che il sistema immunitario di bambini e adulti non reagisce allo stesso modo al cancro e che tumori diversi attivano una risposta immunitaria in gradi diversi. Ad esempio i tumori dei bambini sono generalmente meno infiammatori ed hanno meno mutazioni, ma non mostrano significative variazioni individuali. Ciò sottolinea l’importanza della medicina di precisione, quindi di un adattamento del trattamento sul singolo paziente. Tali evidenze potrebbero spiegare perché i bambini non beneficiano do trattamenti immunoterapeutici come gli inibitori dei checkpoint, un tipo di terapia biologica che rende le cellule immunitarie più efficaci contro il tumore bloccando le proteine che le disimpegnano. Si tratta di un approccio che richiede l’attivazione delle cellule immunitarie contro il tumore che nel bambino non è presente: ecco perché questi trattamenti in età pediatrica potrebbero essere fallimentari. I ricercatori ipotizzano quindi che i bambini possano avere bisogno di diversi tipi di immunoterapie più focalizzate sull’innesco delle cellule immunitarie per attaccare le cellule tumorali fin dall’inizio. Dopo aver monitorato la risposta immunitaria nel tempo e durante il trattamento in alcuni dei bambini, i ricercatori sono stati in grado di misurare i cambiamenti nella popolazione di cellule T killer (le cellule il cui compito è uccidere il tumore). Intendono ora applicare questa strategia su larga scala, ritenendo questa informazione utile al complemento alle analisi genetiche dei tumori, già eseguite negli approcci e cure di routine.(30Science.com)

Francesca Morelli