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Tumori: asportazione dell’ovaio faciliterebbe l’insorgenza dell’Alzheimer

(6 Dicembre 2024)

Roma – Donne che vanno incontro a menopausa chirurgica precoce, indotta da ooforectomia bilaterale (asportazione di entrambe le ovaie) e portatrici di una variante del gene apolipoproteina, l’allele APOE4, potrebbero avere un rischio quattro volte maggiore di sviluppare l’Alzheimer (AD) rispetto a donne che entrano in menopausa per cause naturali, a un’età media di 54 anni. Rischio che tuttavia nelle donne operate all’ovaio potrebbe addirittura dimezzarsi con la somministrazione di una terapia ormonale. Sono i risultati di un’ampia indagine australiana, pubblicato online sul Journal of Alzheimer’s Disease, condotta da ricercatori dell’Università di Toronto in collaborazione con dell’Università di Alberta, su un campione di 343.603 donne, parte del data set della Biobanca del Regno Unito. Intento della ricerca, guidata da Gillian Einstein, professore di psicologia, presidente della Wilfred and Joyce Posluns Chair in Women’s Brain Health and Aging e scienziato al Baycrest Hospital, Università di Toronto, era identificare eventuali fattori di rischio e resilienza per l’AD in donne esposte a un calo precoce di estrogeni. I risultati dello studio sembrerebbero dimostrare la corresponsabilità dell’APOE4, per altro già nota, nell’aumentare le probabilità di insorgenza di AD nella popolazione generale, con maggiore evidenza nelle donne. Gli autori hanno inoltre voluto esplorare le cause potenziali di resilienza associati al rischio di AD, riferibili ad esempio a stili di vita, osservando come un alto livello di istruzione correli a una diminuzione del 9% del rischio di manifestare la malattia, sia in donne entrate in menopausa naturalmente sia indotta chirurgicamente. L’istruzione quindi rappresenterebbe un fattore protettivo, di resilienza cognitiva, in entrambi i sessi (uomini e donne), in linea con quanto emerso in precedenti studi. Inoltre si sarebbe osservata, solo in donne con ovariectomia bilaterale, una modesta associazione tra rischio di AD e indice di massa corporea (BMI), dove ad ogni unità aggiuntiva di BMI corrispondeva un rischio per malattia di Alzheimer inferiore del 7% .“Si ipotizza che la relazione di causa-effetto tra questi due fattori nelle donne sottoposte all’asportazione delle ovaie possa dipendere dalla produzione da parte del tessuto adiposo di estrone, uno dei tre estrogeni endogeni, il quale in assenza di estradiolo a causa di ooforectomia, potrebbe contribuire a preservare la funzione cognitiva nella prima mezza età”, ha dichiarato Noelia Calvo, ricercatrice post-doc presso il laboratorio di Einstein all’Università di Toronto e primo autore dello studio. Dato rilevante, la somministrazione di una terapia ormonale a base di estrogeni in donne con ovariectomia bilaterale precoce, sembrerebbe poter dimezzare le probabilità di insorgenza si AD rispetto a donne non sottoposte a trattamento. Effetto che non si osserverebbe in donne sottoposte al medesimo trattamento, entrate naturalmente in menopausa intorno ai 51 anni o oltre. Secondo gli autori questa discrepanza sarebbe riconducibile proprio alla precoce interruzione della produzione di estradiolo, avvenuta 11 anni in anticipo rispetto al naturale corso della vita, e in un momento in cui l’organismo nel avrebbe ancora un forte bisogno. “Il nostro studio”, conclude detto Einstein, “darebbe una prima spiegazione della maggiori probabilità per le donne di incappare nell’AD rispetto agli uomini, fornendo anche nuove conoscenze sui fattori di resilienza che potrebbero mettere le donne con ovariectomia al riparo dell’AD, comunque a una insorgenza più tardiva”. Tali informazioni potrebbero essere particolarmente rilevanti in previsione delle curve di AD, stimate in crescita. Si prevede che entro il 2050, la malattia possa interessare all’incirca 12,7 milioni di persone di età pari o superiore ai 65 anni, di cui oltre 2 terzi di donne. Le ragioni per cui il morbo di Alzheimer sia prevalente nella popolazione femminili rispetto a quella maschile, sono ancora da chiarire ma non si esclude un ruolo potenziale di eventi accaduti nel corso della vita, tra cui anche una ooforectomia precoce.(30Science.com)

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