Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Le specie invasive spesso minacciate nei loro habitat di origine

(9 Dicembre 2024)

Roma – Le specie invasive che minacciano gli ecosistemi in buona parte del globo sono spesso – paradossalmente – minacciate nei loro habitat di origine. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università di Vienna e da La Sapienza Università di Roma. Lo studio è stato pubblicato su Conservation Letters. “Eravamo interessati – spiega Lisa Tedeschi dell’Università La Sapienza e dell’Università di Vienna, autrice principale di questo studio – a scoprire quante di queste specie sono minacciate anche nel loro areale nativo”- Un totale di 230 specie di mammiferi non autoctone sono state attualmente introdotte dagli esseri umani in nuove aree del mondo e vi si sono stabilite in modo permanente. Gli scienziati sono stati in grado di dimostrare che 36 di queste specie invasive di mammiferi a livello globale sono minacciate nel loro areale originale e quindi rientrano in questo paradosso della conservazione. Una specie importante di mammifero minacciata nella sua area nativa è il macaco crestato, la cui popolazione nel suo areale naturale a Sulawesi è diminuita dell’85 percento dal 1978, mentre si è diffusa in altre isole in Indonesia e lì si trovano popolazioni stabili. Il coniglio selvatico è in pericolo in Europa, mentre in altre parti del mondo, come l’Australia, ha popolazioni invasive molto grandi che sono molto più grandi di quelle in Europa. La maggior parte delle specie minacciate nel proprio areale nativo proviene dall’Asia tropicale e in molti casi è lì minacciata dalla massiccia distruzione della foresta pluviale e della caccia eccessiva. Per quanto l’espansione di queste specie in altri ambienti permetta di evitarne l’estinzione, questo non vuol dire che si debba abbassare la guardia sulla loro tutela negli habitat originali. “L’attenzione principale – conclude Franz Essl dell’Università di Vienna, uno dei principali autori dello studio – deve continuare a essere rivolta alla protezione delle specie nel loro areale nativo”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla