Roma – Un framework di analisi in grado di valutare il rischio tsunami per la rete portuale globale e il relativo commercio. E’ quanto ha sviluppato un gruppo di ricercatori guidato dalla Tohoku University che ha pubblicato i propri risultati su Natural Hazards. Le spedizioni marittime permettono il transito dell’’80 per cento del commercio globale, il che significa che le interruzioni della rete portuale globale possono avere gravi conseguenze per l’economia del mondo. Nonostante questi rischi, gli tsunami sono raramente considerati nella pianificazione del capitale portuale o nella progettazione strutturale. Questa svista è in parte dovuta alla scarsa frequenza degli tsunami e alla mancanza di metodi solidi per quantificare i potenziali rischi. Per far fronte al problema gli autori del nuovo studio hanno sviluppato un nuovo modello di analisi e valutato 104 scenari, scoprendo ad esempio che uno tsunami nella Fossa di Manila potrebbe danneggiare fino a 11 porti marittimi internazionali alle attuali condizioni del livello del mare e fino a 15 porti entro il 2100. Nelle località più gravemente danneggiate, le chiusure dei porti potrebbero durare oltre 200 giorni. I porti di Hong Kong, Manila e Kaohsiung subirebbero le perdite maggiori economiche maggiori. “Dato che la Cina meridionale – ha spiegato Constance Chua, ricercatrice che ha guidato lo studio – ospita alcuni dei porti e delle rotte marittime più trafficate, il numero di rotte di navigazione interrotte nello scenario di specie supererebbe di gran lunga i precedenti eventi di tsunami. Più in generale data la scarsa considerazione data agli impatti dello tsunami, il nostro studio potrebbe aiutare le parti interessate a prepararsi per tali eventi”.(30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Realizzata mappa che evidenzia aree a rischio tsunami su rotte commercio globale
(13 Dicembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla