Roma – L’esposizione di lungo termine all’inquinamento atmosferico è strettamente legata ad un aumento del rischio di depressione. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Harbin Medical University e dalla Cranfield University, e pubblicato su Environmental Science and Ecotechnology. Gli autori hanno analizzato i dati di oltre 12.000 partecipanti al China Health and Retirement Longitudinal Study (CHARLS). Lo studio identifica l’anidride solforosa (SO₂) come il fattore che contribuisce maggiormente al rischio di depressione, con il particolato fine (PM2.5) e il monossido di carbonio (CO) anch’essi collegati ai sintomi depressivi. Si è scoperto che questi inquinanti hanno un impatto composto quando combinati, evidenziando i pericoli dell’esposizione a più inquinanti. La ricerca ha anche esplorato potenziali meccanismi, scoprendo che i deficit cognitivi e fisici mediano parzialmente il legame tra inquinamento e depressione. I risultati sottolineano i rischi per la salute mentale posti dagli inquinanti ambientali e richiedono un’azione urgente per ridurne i livelli. “I nostri risultati – hanno osservato gli autori – ottolineano la necessità critica di una gestione integrata della qualità dell’aria per migliorare sia la salute fisica che quella mentale. Prendere di mira SO₂ e altri inquinanti chiave potrebbe alleviare significativamente il peso della depressione sulla salute pubblica, in particolare tra le popolazioni vulnerabili come gli adulti di mezza età e gli anziani”. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
L’inquinamento atmosferico aumenta il rischio di depressione
(12 Dicembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla