Roma – Le condizioni del brevetto per la tecnologia di modifica genetica CRISPR-Cas9 in India, stanno impedendo ai coltivatori locali di sfruttare appieno le potenzialità dell’agricoltura biotech. E’ quanto emerge da un articolo di Anurag Chaurasia, ricercatore presso l’Indian Institute of Vegetable Research, pubblicato su Nature. “I ricercatori indiani- spiega Chaurasia – sono stati in grado di utilizzare CRISPR–Cas9 legalmente dal 2022, quando l’Indian Patent Office ha concesso un brevetto locale sullo strumento alla società ERS Genomics con sede a Dublino. ERS ha stabilito specifiche regole per l’utilizzo dello strumento, secondo le quali gli scienziati possono utilizzare CRISPR per scopi accademici, ma non possono commercializzare le conseguenti scoperte scientifiche”. Sempre più scienziati agricoli in Asia e Africa stanno utilizzando lo strumento di editing genetico CRISPR per sviluppare varietà di colture resistenti alle malattie e ad alta resa. Molti però – ha spiegato Anurag Chaurasia – hanno sottovalutato le regole sui brevetti e sulle licenze relative a questi strumenti. L’India ha già meno brevetti CRISPR rispetto a paesi come Cina e Stati Uniti. Acquisire licenze commerciali per l’uso completo di toolkit CRISPR protetti da brevetto può essere costoso. Ad esempio, nel 2023, Vertex Pharmaceuticals a Boston, Massachusetts, ha ottenuto l’approvazione per vendere il suo trattamento basato su CRISPR per l’anemia falciforme solo dopo aver pagato 50 milioni di dollari in anticipo in tasse a un titolare di licenza autorizzato dal Broad Institute, un centro di ricerca genomica a Cambridge, Massachusetts, che detiene i brevetti. I ricercatori indiani potrebbero rivolgersi ai toolkit CRISPR disponibili gratuitamente offerti da repository non-profit come AddGene a Watertown, Massachusetts. Ma anche questi possono essere utilizzati solo per la ricerca e non per scopi commerciali. Un’altra opzione è quella di negoziare licenze per un pool di brevetti, che consentirebbe l’accesso a più brevetti contemporaneamente. Una politica “una nazione, una licenza” per i toolkit CRISPR potrebbe consentire ai ricercatori e alle istituzioni indiane di accedere alle tecnologie di editing genetico con un singolo accordo negoziato dal governo, riducendo i costi e semplificando l’accesso. Sarebbe simile all’iniziativa “una nazione, un abbonamento”, lanciata il mese scorso, che fornisce ai ricercatori di tutta l’India un accesso universale alle riviste scientifiche. I programmi di partenariato pubblico-privato dell’ICAR potrebbero essere sfruttati per raccogliere i fondi necessari. “Tuttavia – conclude Chaurasia – il modo migliore per procedere è fare il lavoro sporco e sviluppare kit di strumenti CRISPR autoctoni, come sembra stia facendo la Cina. Finora, i componenti dei kit, come la proteina Cas9, sono stati scoperti principalmente studiando microrganismi, che usano forbici molecolari per rilevare e distruggere il DNA dei virus invasori. La vasta biodiversità microbica dell’India e la sua competenza nell’intelligenza artificiale, che può essere utilizzata per analizzare dati genetici e prevedere proteine vitali, potrebbero catalizzare la scoperta di percorsi molecolari attraverso una via diversa”. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Il brevetto CRISPR blocca l’agricoltura biotech indiana
(12 Dicembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla