Roma – Il destino delle armi chimiche segrete del regime siriano di Bashar al-Assad e degli scienziati che lavoravano al programma dedicato a queste armi sta destando grande preoccupazione tra i leader politici internazionali e nella comunità scientifica. E’ quanto emerge da un articolo della prestigiosa rivista Science. “Spetta alla comunità internazionale – ha affermato Fernando Arias, direttore generale dell’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche (OPCW) – cogliere questa opportunità per sradicare questo programma criminale una volta per tutte”. Per anni, prima del suo improvviso crollo, il regime brutale del deposto presidente siriano Bashar al-Assad ha sviluppato e usato armi chimiche come bombe al cloro, iprite e l’agente nervino sarin. La Siria ha negato a lungo di possedere un arsenale chimico fino al famigerato attacco del 21 agosto 2013, in cui le forze governative hanno lanciato razzi pieni di sarin su Ghouta, allora un distretto di Damasco controllato dai ribelli, uccidendo centinaia di persone. Due mesi dopo, Russia e Stati Uniti hanno costretto la Siria a ratificare la Convenzione sulle armi chimiche (CWC). L’adesione al trattato ha richiesto alle autorità siriane di dichiarare le proprie scorte di armi chimiche e le infrastrutture. I primi segnali erano promettenti: sulla base delle dichiarazioni della Siria, l’OPCW ha supervisionato l’eliminazione di oltre 1300 tonnellate di agenti e precursori per la guerra chimica e la distruzione di 27 impianti di produzione. Ma la Siria non era stata del tutto onesta. Dopo essersi unita alla CWC, ha condotto decine di altri attacchi chimici. In un incidente particolarmente eclatante nell’aprile 2017, le forze governative hanno sparato razzi carichi di sarin a Khan Shaykhun nella Siria nordoccidentale, uccidendo 89 persone. In risposta, gli Stati Uniti hanno inviato missili da crociera su una base aerea siriana e il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti ha imposto sanzioni come il blocco dei beni di 271 membri dello staff dell’SSRC (Il Centro Siriano per la Ricerca e gli Studi Scientifici) tra cui molti scienziati, legati al programma delle armi chimiche. Poi, nell’aprile 2018, un paio di bombole al cloro sganciate da un elicottero a Douma, una città a nord-est di Damasco, hanno ucciso 43 persone. Ora la comunità internazionale teme che gli scienziati del programma sulle armi chimiche della Siria possano finire in nazioni ostili come l’Iran, o lavorare volontariamente o contro la loro volontà per lo Stato islamico o altri gruppi terroristici in Siria. “La fuga di cervelli è un rischio enorme”, afferma Gregory Koblentz, un esperto di armi chimiche alla George Mason University. “Questi scienziati non hanno un lavoro e alcuni saranno considerati criminali di guerra”. Probabilmente si stanno nascondendo dalla nuova autorità centrale della Siria, guidata dal gruppo militante Hay’at Tahrir al-Sham. Anche le armi rimanenti sono una preoccupazione. “Uno dei più grandi segreti del regime di Assad”, dice Koblentz, è l’entità delle scorte che la Siria ha nascosto agli ispettori dell’OPCW, che hanno condotto ispezioni regolari degli impianti di armi chimiche SSRC a Barzeh e Jamraya vicino a Damasco. Le autorità siriane hanno usato ogni scusa per aggirare l’adempimento dei loro obblighi derivanti dal trattato. Il 24 novembre, pochi giorni prima della caduta del regime di Assad, l’OPCW ha osservato che i suoi ispettori stavano vagliando la concreta possibilità che la Siria mantenesse ancora “potenzialmente grandi quantità di agenti chimici per la guerra”. Arias afferma che l’attuale priorità dell’OPCW “sarà quella di impegnarsi con le nuove autorità siriane il prima possibile e lavorare con loro per determinare finalmente la piena portata del programma siriano di armi chimiche per garantire che il rischio di proliferazione o uso di armi chimiche sia contenuto”. Potrebbero volerci settimane prima che la situazione sul campo sia sufficientemente sicura da consentire alle squadre dell’OPCW di effettuare una nuova ispezione. Se l’OPCW riuscisse a sradicare i resti del programma di armi chimiche della Siria, ciò potrebbe mettere pressione ad altre due nazioni mediorientali, Egitto e Israele, affinché chiudano quelli che gli esperti di non proliferazione affermano essere programmi di armi chimiche non dichiarati. Per loro conto i gruppi siriani per i diritti umani e delle vittime di attacchi chimici hanno chiesto alla comunità internazionale di istituire un tribunale per le armi chimiche per processare i casi di crimini di guerra collegati. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Siria, montano le preoccupazioni sul destino delle armi chimiche segrete
(17 Dicembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla