Valentina Di Paola

La vulnerabilità degli ippopotami dipende anche dalle lacune nei dati

(13 Dicembre 2024)

Roma – Le lacune e le carenze nei dati relativi alla posizione degli ippopotami ostacolano significativamente gli sforzi di conservazione della specie. A evidenziarlo uno studio, pubblicato sulla rivista Biological Conservation, condotto dagli scienziati dell’Università di Leeds. Il team, guidato da Hannah Lacy, ha sviluppato un database spaziale di distribuzione e stime della popolazione per gli ippopotami comuni nell’Africa meridionale, mostrando delle mancanze notevoli sui luoghi in cui vivono e prosperano questi grandi erbivori. Il gruppo di ricerca ha considerato le informazioni provenienti da nove paesi dell’Africa meridionale, dati tratti da altre pubblicazioni, relazioni di enti governativi e di beneficenza, siti web e rilievi aerei, risalenti al periodo compreso tra il 2003 e il 2023. Gli ippopotami, spiegano gli esperti, sono classificati come specie vulnerabile dalla Lista Rossa dell’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN) e sono stati definiti la “megafauna trascurata”, a causa degli scarsi sforzi scientifici destinati all’indagine della loro vita e dei loro habitat rispetto ad altri grandi mammiferi. Il database, sostengono gli autori, evidenzia che i diversi metodi utilizzati nei vari paesi e regioni hanno reso il monitoraggio meno affidabile, con diversi livelli di finanziamento nei vari stati africani che hanno causato una mancanza di coerenza. In alcuni casi, le popolazioni di ippopotami sono state notate come un riscontro incidentale mentre i ricercatori si concentravano su altre specie, il che significa che i dati non sono esaustivi. “Senza informazioni affidabili sulla posizione e lo stato degli ippopotami – afferma Lacy – è difficile pianificare strategie per proteggerli. Eppure, questi animali semi-acquatici svolgono un ruolo importante e unico negli ecosistemi in cui si trovano. Le loro abitudini alimentari modellano i modelli di vegetazione lungo i corsi d’acqua e il loro letame contribuisce alle reti alimentari acquatiche, sostenendo specie come pesci e invertebrati. In molte regioni, sono anche un’importante attrazione per l’ecoturismo, che contribuisce alle economie e ai mezzi di sostentamento locali”. Nel corso dell’ultimo secolo le popolazioni di ippopotami sono state duramente colpite dalla perdita di habitat, dal bracconaggio e dal conflitto con gli esseri umani. Le stime generali della popolazione grezza variano da 60 a 87 mila esemplari nell’Africa meridionale. I ricercatori hanno scoperto che i gruppi documentati di ippopotami dipendono dalle Aree di Conservazione Transfrontaliere (TFCA). “Questi risultati – conclude Lochran Traill, che ha supervisionato il lavoro di Lacy – forniscono un aggiornamento sulla distribuzione delle popolazioni comuni di ippopotami nell’Africa meridionale e mette in luce l’entità della frammentazione e dell’isolamento della popolazione. Speriamo che queste informazioni siano utili ai decisori in materia di conservazione della specie”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).