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Ridurre l’esposizione al fumo riduce il rischio di sclerosi multipla nei bimbi

(12 Dicembre 2024)

Roma – Minore esposizione al fumo precoce dei genitori, minor rischio per lo sviluppo di Sclerosi Multipla (SM) in bambini predisposti alla malattia. Sono i risultati di una ricerca pubblicata online sul Journal of Neurology Neurosurgery & Psychiatry, da cui si evidenzierebbe l’interrelazione geni e ambiente, in particolare la capacità del fumo di alterare alcune strutture cerebrali, cruciali per lo sviluppo nella prima infanzia, con un potenziale un ruolo anche nell’insorgenza della malattia. Tuttavia, i ricercatori stimano che possa esserci una finestra di intervento terapeutica per arrestare la comparsa di malattia, ad esempio con la correzione delle abitudini tabagiche. La SM è una malattia autoimmune, solitamente diagnosticata tra i 20 e i 40 anni, la cui causa può essere imputata a un danno cerebrale infiammatorio precoce o a un processo neurodegenerativo latente sovrapposto all’infiammazione. La causa e l’inziale innesco della malattia sono aspetti ancora da chiarire, mentre la perdita di volume cerebrale e le scarse prestazioni cognitive che anticipano la comparsa dei segni e sintomi clinici, sembrano precedere la diagnosi di SM. Inoltre, studi sulla migrazione sembrano dimostrare il ruolo chiave dei fattori ambientali nella prima infanzia, sebbene le dinamiche di interrelazione non siano note. Pertanto, al fine di identificare un potenziale legame tra rischio ambientale, fattori genetici, impatto sulla riduzione del volume cerebrale e innesco della SM, i ricercatori hanno analizzato i dati di popolazione dello studio olandese Generation R che presentava dati di buona qualità in termini di genotipo e/o di fattori di rischio ambientali noti, quali l’infezione da virus di Epstein Barr, livelli di vitamina D, indice di massa corporea (BMI), esposizione al tabacco da parte dei genitori, attività all’aria aperta all’età di 5 anni, oltre a immagini di scansione cerebrale di alta qualità raccolte all’età di 9 e 13 anni. I dati di imaging raccolti erano riferiti al volume cerebrale di 5.350 partecipanti e alla microstruttura cerebrale di 5649 soggetti, nessuno dei quali con diagnosi di SM. I punteggi di rischio poligenico, derivati da campioni di DNA, sono stati utilizzati per valutare il rischio genetico di sviluppo di malattia, in cui la variante genetica rs10191329 è stata utilizzata come marcatore per la futura gravità della SM. In totale, 642 bambini sono risultati positivi all’infezione da virus di Epstein Barr e 405 esposti al fumo dei genitori in casa. L’analisi finale si è basata sui dati genetici di 2.817 partecipanti e sui dati di imaging del volume e della microstruttura cerebrale di 2.970 partecipanti, permettendo di rilevare una relazione tra fattori di rischio genetici e ambientali per la SM, a sua volta associata a specifiche caratteristiche della struttura cerebrale nell’infanzia e prima adolescenza. In particolare, un rischio genetico più elevato per SM è stato associato all’importante risposta immunitaria all’infezione da virus di Epstein-Barr, quest’ultimo correlato a una maggiore suscettibilità agli effetti negativi del fumo dei genitori sullo sviluppo cerebrale. Inoltre, e stata dimostrata l’interazione tra rischio genetico più elevato per la SM e fumo dei genitori, associata sia a un volume cerebrale totale inferiore sia del volume di materia grigia e talamico. Non sono state osservate associazioni per i portatori del gene rs10191229 valiant. Essendo uno studio osservazionale non consente di trarre conclusioni definitive su causa ed effetto, tuttavia secondo i ricercatori il fenomeno potrebbe esserd spiegato dalla presenza di un numero più elevato di anticorpi contro il virus di Epstein-Barr, “sfuggiti” al controllo del sistema immunitario a causa del rischio genetico per la SM. Evento che potrebbe spiegare anche il potenziale sviluppo della malattia in età avanzata. La teoria prevalente è che il fumo di tabacco provochi un’infiammazione cronica delle vie respiratorie, aumentando di conseguenza anche l’attività infiammatoria del sistema immunitario. “La maggiore vulnerabilità del cervello agli effetti del fumo precoce dei genitori potrebbe aumentare l’esposizione degli antigeni del sistema nervoso centrale al sistema immunitario in via di sviluppo, elevando il potenziale di rischio per malattia autoimmune specifica del cervello”, concludono i ricercatori. “Ciò suggerirebbe la possibilità di agire in prevenzione sulla SM limitando l’esposizione infantile al fumo domestico o ad altre esposizioni tossiche associate alla malattia, ad esempio prodotti chimici domestici”. Tali ipotesi dovranno essere oggetto di nuovi studi. (30Science.com)



			
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