Roma – Identificate 13 proteine del sangue in grado di predire il percorso di invecchiamento del cervello umano. A rivelarlo uno studio guidato da Wei-Shi Liu, neurologo presso l’Università Fudan di Shanghai, in Cina, pubblicato su Nature Aging. Gli scienziati hanno utilizzato un modello di apprendimento automatico per stimare le “età cerebrali” da scansioni di oltre 10.000 persone. Gli autori hanno quindi analizzato migliaia di scansioni insieme a campioni di sangue e hanno trovato otto proteine associate a un rapido invecchiamento cerebrale e cinque collegate a un invecchiamento cerebrale più lento. “Gli studi precedenti si sono concentrati principalmente sull’associazione tra le proteine e l’età cronologica, ovvero l’età reale dell’individuo”, ha detto Liu. Tuttavia, studiare i biomarcatori collegati all’età cerebrale di una persona potrebbe aiutare gli scienziati a identificare le molecole da prendere di mira nei futuri trattamenti per le malattie cerebrali legate all’età. “Queste proteine sono tutte promettenti bersagli terapeutici per i disturbi cerebrali, ma potrebbe volerci molto tempo per convalidarle”, ha affermato Liu. Utilizzando l’apprendimento automatico per analizzare i dati di imaging cerebrale di 10.949 persone, Liu e i suoi colleghi hanno creato un modello per calcolare l’età cerebrale di una persona, sulla base di caratteristiche quali il volume del cervello, la superficie e la distribuzione della materia bianca. L’intento degli scienziati era quello di identificare le proteine associate a un ampio divario di età cerebrale, ovvero la differenza tra età cerebrale ed età cronologica. Per farlo, i ricercatori hanno analizzato i livelli di 2.922 proteine in campioni di sangue di 4.696 persone, più della metà delle quali erano donne, e li hanno confrontati con le età cerebrali delle stesse persone ricavate dalle scansioni. I ricercatori hanno identificato 13 proteine che sembravano essere collegate a grandi divari di età cerebrale, alcune delle quali sono note per essere coinvolte nel movimento, nella cognizione e nella salute mentale. Una proteina chiave era il brevicano, BCAN, che aiuta a formare e mantenere la rete di molecole attorno alle cellule ed è coinvolta nell’apprendimento e nella memoria. Livelli più alti di BCAN erano associati a un invecchiamento cerebrale più lento. Le cellule cerebrali nelle persone con malattia di Alzheimer esprimono anche meno BCAN rispetto a quelle delle persone sane. In un’analisi separata, gli autori hanno scoperto che i cambiamenti nei livelli di una gamma di proteine del sangue raggiungono il picco a tre età cronologiche: 57, 70 e 78 anni, con ciascuna di queste età che segna una fase distinta dell’invecchiamento cerebrale. Ad esempio, la maggior parte dei cambiamenti a 57 anni di età riguardava proteine associate al metabolismo, alla guarigione delle ferite e alla salute mentale. A 70 anni, le proteine coinvolte nella funzione delle cellule cerebrali mostravano cambiamenti che erano fortemente associati ai rischi di condizioni cerebrali legate all’età come demenza e ictus. All’età di 78 anni, i ricercatori hanno osservato cambiamenti nelle proteine legate all’immunità e all’infiammazione. “Questi picchi hanno implicazioni diverse” e possono essere utilizzati nella diagnosi precoce e nell’intervento sui disturbi cerebrali, ha dichiarato Liu. “Si tratta di risultati preliminari e sono necessarie ulteriori ricerche per confermare quali proteine possano fungere da biomarcatori dell’invecchiamento cerebrale”, ha osservato Anja Schneider, neuroscienziata presso il Centro tedesco per le malattie neurodegenerative di Bonn. “Una grande domanda è: da dove provengono queste proteine?”, ha notato Mark Mattson, neuroscienziato presso la Johns Hopkins University di Baltimora, Maryland. “Nello studio – ha proseguito Mattson – gli scienziati stanno misurando i livelli ematici delle proteine, ma non quelli cerebrali”. “Studi futuri su modelli animali dovrebbero esplorare ulteriormente come i cambiamenti nei livelli delle proteine identificate potrebbero influenzare l’invecchiamento cerebrale”, ha aggiunto Mattson. “Inoltre, la maggior parte dei partecipanti allo studio era di origine europea e sono necessari ulteriori studi per verificare se i risultati siano applicabili ad altre popolazioni”, ha concluso Liu. (30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
Salute: biomarcatori prevedono l’invecchiamento cerebrale
(12 Dicembre 2024)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.