Valentina Di Paola

Un nuovo modo per mappare l’evoluzione dei primati

(16 Dicembre 2024)

Roma –  Sviluppare un nuovo albero genealogico per raffigurare la storia evolutiva della vita sulla Terra. A questo obiettivo è stato orientato uno studio, pubblicato sulla rivista Frontiers  in Bioinformatics, condotto dagli scienziati della Temple University. Il team, guidato da Jack Craig, ha ideato un approccio innovativo per classificare i primati, un ordine molto vasto che comprende le sette grandi scimmie, e oltre 450 specie tra scimmie, lemuri, lori e galagoni. Costituiti da animali di varie forme e dimensioni, i primati sono incredibilmente diversi e possono attuare comportamenti straordinari. Sebbene siano tra le specie più studiate del pianeta, non esiste un’ipotesi filogenetica molecolare completa della storia evolutiva dei primati che riassuma il modello e la tempistica di tutte le relazioni tra le varie specie. Il più grande albero filogenetico molecolare cronologico della vita ad oggi include poco più di 200 specie di primati. Eppure, ricostruire i legami e le parentele tra questi animali è di fondamentale importanza per comprendere e preservare la biodiversità. Nel nuovo lavoro, il gruppo di ricerca ha raccolto dati a sufficienza per costruire un nuovo superalbero sintetico di 455 primati. “Questo Time tree – afferma Craig – rappresenta la descrizione più completa delle relazioni evolutive tra i primati fino ad oggi. Questo sforzo ha dimostrato che, mentre la storia evolutiva persino di alcune delle specie più carismatiche sulla Terra è rimasta incompletamente compresa, abbiamo gli strumenti per colmare gran parte di questa lacuna nella conoscenza. Gli alberi del tempo completi sono una risorsa fondamentale in molti campi e abbiamo scoperto che spesso possono essere costruiti a partire da informazioni esistenti”. Allo stesso tempo, continuano gli scienziati, gli alberi del tempo permettono di testare ipotesi in modi altrimenti impossibili. “Nel nostro lavoro – riporta Craig – abbiamo valutato se il numero di specie in diversi cladi di primati potesse essere meglio spiegato da tassi di speciazione unici, con alcuni lignaggi di primati che generano nuove specie molto più velocemente di altri, o se la spiegazione migliore fosse semplicemente il tempo, con tutti i lignaggi che creano nuove specie più o meno alla stessa velocità e i lignaggi più vecchi che accumulano più specie nel tempo”. Questo approccio ha permesso agli autori di scoprire che i principali gruppi di primati condividevano in effetti tutti tassi di speciazione relativamente simili e che la loro età era quindi un migliore predittore della loro ricchezza di specie. “Tale analisi – conclude – sarebbe stata quasi impossibile in assenza di una risorsa simile”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).