Lucrezia Parpaglioni

Il tradizionale cordone stretto in vita sotto al sari aumenta il rischio di cancro

(6 Novembre 2024)

Roma–  Il cordone stretto in vita della sottogonna tradizionalmente indossata sotto il sari, in particolare nelle zone rurali dell’India, può comportare un rischio aumentato di cancro e causare quello che è stato definito “il cancro della sottogonna“. Lo rivela uno studio guidato da Kaveri Rusia, dermatologo al Jawaharlal Nehru Medical College, in India, riportato sulla rivista BMJ.  Secondo gli autori, la pressione e l’attrito continui sulla pelle possono causare un’infiammazione cronica, che porta all’ulcerazione e, in alcuni casi, alla progressione verso il cancro della pelle. Questo fenomeno è stato precedentemente descritto come “tumore del sari”, ma gli scienziati hanno sottolineato che la causa si deve alla tensione del cordone sulla zona ombelicale. Nello studio, il primo caso trattato riguardava una donna di settanta anni che aveva cercato assistenza medica a causa di una dolorosa ulcera cutanea sul fianco destro che aveva da 18 mesi e che non guariva. La pelle nella zona circostante aveva perso la pigmentazione. La donna indossava la sottoveste sotto il sari che era legata stretta intorno alla vita. Un campione bioptico ha rivelato che la donna aveva un’ulcera di Marjolin, nota anche come carcinoma a cellule squamose, o tumore ulceroso della pelle.  Il secondo caso riguardava una donna di circa sessanta anni che aveva un’ulcera sul fianco destro che non guariva da due anni. La donna indossava un tipo di sari tradizionale chiamato “lugda” ogni giorno da quaranta anni, legato molto stretto intorno alla vita senza sottogonna. Un campione di biopsia ha rivelato che anche lei aveva un’ulcera di Marjolin. Il cancro si era già diffuso a uno dei linfonodi dell’inguine al momento della diagnosi. “L’ulcera di Marjolin è rara ma aggressiva: si sviluppa nelle ustioni croniche, nelle ferite che non guariscono, nelle ulcere alle gambe, nei noduli cutanei tubercolari e nelle cicatrici da vaccinazione e morso di serpente”, hanno spiegato gli autori. “Il processo esatto con cui le ulcere o le ferite croniche diventano maligne è sconosciuto, sebbene siano state proposte molte teorie”, hanno affermato i ricercatori. “Ogni lesione cutanea che è continuamente irritata, cronicamente infiammata, ha dimostrato di comportare un rischio più elevato di svilupparsi in una trasformazione maligna”, hanno aggiunto gli scienziati. “Una pressione costante sulla vita spesso porta ad atrofia cutanea, che alla fine si rompe formando un’erosione o un’ulcera”, hanno evidenziato i ricercatori. “L’ulcera in questo sito non guarisce completamente a causa della pressione continua degli abiti stretti, ma risulta una ferita cronica che non guarisce, che può sviluppare un cambiamento maligno”, hanno continuato gli autori. Gli scienziati consigliano di indossare una sottoveste ampia sotto il sari per alleviare la pressione sulla pelle e di indossare abiti larghi se si sviluppano problemi alla pelle, per consentire alla zona di guarire. “Ho indossato un sari Nauvari, stretto intorno alla vita, per la maggior parte della mia vita adulta; sei anni fa, ho notato una piccola area di depigmentazione sul fianco destro, che inizialmente ho liquidato come un problema minore della pelle”, ha commentato la settantenne, dopo la sua diagnosi. “Col tempo, questa macchia si è trasformata in un’ulcera che non guariva, causandomi preoccupazione e disagio”, ha continuato la donna. “Il disagio è diventato parte della mia vita quotidiana, influenzando la mia capacità di svolgere attività di routine”, ha proseguito la settantenne. “Quando finalmente ho consultato un dermatologo, mi è stato diagnosticato un cancro alla pelle, in gran parte aggravato dall’attrito cronico e dalla pressione della stretta del sari legato intorno alla mia vita”, ha raccontato la paziente. “Questo è stato un viaggio psicologicamente e fisicamente impegnativo: dimostra l’importanza di prestare attenzione ai cambiamenti cronici della pelle e di cercare un consulto medico in anticipo”, ha aggiunto la donna. “Spero che la mia storia sensibilizzi le donne sui potenziali rischi per la salute associati alle pratiche di abbigliamento tradizionale e incoraggi una tempestiva consulenza medica per condizioni cutanee insolite”, ha concluso la paziente.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.