Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Pesca e turismo devastano gli ecosistemi marini tropicali

(22 Novembre 2024)

Roma – La pesca e il turismo sono tra le attività che maggiormente stanno impattando sugli ecosistemi marini delle zone tropicali del Sud Est asiatico. E’ quanto emerge da un nuovo studio guidato dall’University of Plymouth e pubblicato sul Journal of Applied Ecology. Le coste tropicali del Sud-Est asiatico ospitano alcuni degli ecosistemi marini più importanti e ricchi di biodiversità del pianeta. Tuttavia, sono anche tra le più vulnerabili, con aree di barriere coralline, foreste di mangrovie e praterie di fanerogame marine sempre più minacciate da una vasta gamma di attività umane. Per cercare di comprendere meglio queste potenziali minacce, lo studio condotto da un team internazionale di ricercatori ha fornito la prima valutazione dettagliata delle attività che si svolgono negli habitat costieri e marini della regione e del loro impatto su tali ecosistemi. La ricerca si è concentrata su siti di studio in Indonesia, Filippine, Vietnam e Malesia, tra cui aree marine protette come Riserve dell’Uomo e della Biosfera (MAB) dell’UNESCO , nonché un parco marino. Delle 26 attività esaminate, è emerso che determinate tecniche di pesca, nonché il turismo e le attività ricreative, rappresentano la minaccia maggiore per gli ecosistemi. È stato dimostrato che certe pratiche di pesca, tra cui la pesca a strascico, causano pressioni fisiche sugli ecosistemi quali abrasione, soffocamento, insabbiamento e perdita totale dell’habitat. Nel frattempo le attività turistiche hanno provocato diverse pressioni, come l’arricchimento organico, aumento di rifiuti e inquinamento, colpendo in particolare gli habitat delle barriere coralline. Poiché la pesca e il turismo sono essenziali per l’economia della regione, i ricercatori sperano che evidenziare il loro potenziale impatto su luoghi specifici possa contribuire a garantire che in futuro tali attività possano essere gestite in modo più sostenibile. La dott.ssa Fiona Culhane, autrice principale ha affermato: “Questi siti sono significativi a livello globale per la loro elevata biodiversità marina, ma sono ad alto rischio di pressioni da parte delle attività umane. Questo lavoro, svolto in collaborazione con le comunità locali e i ricercatori del paese, ha dimostrato che diverse località sperimentano rischi diversi, in base al livello di attività umane in mare. Comprendendo meglio come le attività umane stanno influenzando vari habitat marini e i servizi ecosistemici che forniscono, possiamo fornire alle parti interessate locali e ai gestori marini prove più chiare che possono utilizzare per informare le azioni future”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla