Roma – Le nanoplastiche – minuscole particelle derivanti dall’inquinamento da plastica – sono in grado di entrare nel nostro corpo e compromettere l’effetto degli antibiotici. E’ quanto emerge da uno studio guidato dall’Università di Bonn e pubblicato su Scientific Reports. I dati degli autori indicano anche che le nanoplastiche possono portare allo sviluppo di resistenza agli antibiotici. “I risultati sono allarmanti, considerando quanto siano comuni le nanoplastiche e che per molte persone gli antibiotici possono fare la differenza tra la vita e la morte”, afferma Lukas Kenner, professore presso il Dipartimento di Biologia Molecolare dell’Università di Umeå e uno dei ricercatori che hanno guidato lo studio. Le nanoplastiche sono particelle di plastica più piccole di un millesimo di millimetro. Grazie alla loro dimensione, possono fluttuare liberamente nell’aria. Nello studio gli autori si sono concentrati su come alcune delle nanoplastiche più comuni interagiscono con la tetraciclina, che è un comune antibiotico ad ampio spettro. Si è scoperto che c’era un accumulo significativo di antibiotici sulle superfici delle particelle nanoplastiche. Si potrebbe dire che le nanoplastiche assorbono gli antibiotici. Le nanoplastiche in questione provengono da tipi comuni di plastica come polietilene, polipropilene, polistirene e nylon. Sono comunemente presenti negli imballaggi e nei tessuti. L’aria interna nelle nostre case e non solo contiene circa cinque volte più nanoplastiche dell’aria esterna, in parte a causa delle particelle rilasciate dai tessuti. Un rischio che i ricercatori sottolineano è che il legame con le nanoplastiche può portare gli antibiotici a “fare l’autostop” con le nanoplastiche nel flusso sanguigno e a essere trasportati in altre parti del corpo rispetto a quelle a cui sono destinati. Ciò può ridurre l’effetto mirato degli antibiotici e rischiare di consentire l’emergere di batteri resistenti agli antibiotici. Quando gli antibiotici si accumulano in aree non corrette possono stimolare mutazioni batteriche, selezionando ceppi resistenti agli antibiotici. I ricercatori hanno utilizzato modelli informatici avanzati per analizzare il modo in cui le nanoplastiche si legano alla tetraciclina. Si è scoperto che il legame era particolarmente forte con il nylon, una delle sostanze più abbondanti tra le nanoplastiche.(30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Nanoplastiche compromettono l’effetto degli antibiotici
(19 Novembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla