Gianmarco Pondrano d'Altavilla

L’inquinamento atmosferico peggiora le malattie cardiache

(18 Novembre 2024)

Roma – I pazienti affetti da malattie cardiache, in particolare quelli affetti da insufficienza cardiaca, sono particolarmente vulnerabili agli effetti dell’inquinamento atmosferico. E’ quanto emerge da uno studio condotto dai ricercatori del centro cardiologico Intermountain Health di Salt Lake City e presentato alla conferenza internazionale Scientific Sessions 2024 dell’American Heart Association a Chicago. Gli autori hanno rilevato che due marcatori infiammatori, CCL27 (ligando 27 della chemiochina con motivo CC) e IL-18 (interleuchina 18), erano elevati nei pazienti con insufficienza cardiaca esposti a una scarsa qualità dell’aria, ma non cambiavano in quelli senza malattie cardiache. Ciò indica che tali eventi di inquinamento atmosferico mettono a dura prova l’organismo dei pazienti che hanno già problemi cardiaci. Mentre ricerche precedenti hanno dimostrato che le persone affette da alcune patologie croniche, come insufficienza cardiaca, malattie coronariche, asma etc., soffrono durante i picchi di inquinamento atmosferico, il nuovo studio dell’ Intermountain Health dimostra che i livelli di infiammazione cardiaca aumentano specificamente nelle persone affette da malattie cardiache durante i periodi di scarsa qualità dell’aria. “Questi biomarcatori sono aumentati in risposta all’inquinamento atmosferico nelle persone che avevano già malattie cardiache, ma non nei pazienti che non ne avevano, dimostrando che i pazienti con insufficienza cardiaca non sono in grado di adattarsi ai cambiamenti nell’ambiente”, ha affermato Benjamin Horne, PhD, ricercatore principale dello studio e professore di ricerca presso l’Intermountain Health. Per lo studio, i ricercatori di Intermountain Health hanno collaborato con scienziati della Stanford University e della Harvard School of Public Health per esaminare il sangue dei pazienti iscritti al registro Intermountain INSPIRE, che raccoglie campioni di sangue e altri campioni biologici, informazioni mediche e dati di laboratorio da individui sani e da coloro a cui sono state diagnosticate diverse condizioni mediche. I ricercatori hanno esaminato in modo specifico le analisi del sangue per individuare 115 diverse proteine che indicano un aumento dell’infiammazione nell’organismo. Hanno poi esaminato i prelievi di sangue di 44 pazienti con insufficienza cardiaca e di 35 persone senza malattie cardiache. Una parte del sangue è stata prelevata in giorni con basso inquinamento atmosferico, in cui i livelli di PM 2,5 ambientali erano inferiori a 7 microgrammi per metro cubo (μg/m 3 ) di aria; quei risultati dei test sono stati confrontati con i prelievi effettuati su altre persone in giorni in cui l’inquinamento atmosferico era salito a livelli di PM 2,5 di 20 μg/m 3 o superiori. Questi picchi sono stati causati dal fumo degli incendi boschivi in estate o dall’inversione termica invernale, durante la quale l’inquinamento atmosferico resta intrappolato quando l’aria calda trattiene l’inquinamento più vicino al suolo. I ricercatori hanno scoperto che due marcatori infiammatori, CCL27 e IL-18, erano elevati nei pazienti con insufficienza cardiaca, ma non cambiavano in quelli senza malattie cardiache, il che indica che tali eventi di inquinamento atmosferico mettono a dura prova l’organismo dei pazienti che hanno già problemi cardiaci. Questi risultati “ci forniscono alcune informazioni sui meccanismi delle persone con insufficienza cardiaca che soffrono di infiammazione e suggeriscono che non sono in grado di rispondere all’infiammazione acuta come le persone sane”, ha affermato il dott. Horne.(30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla