Roma – L’elezione di Trump deve spingere l’intera comunità scientifica “a modificare quei comportamenti che rendono la scienza e chi la pratica suscettibile di attacchi presenti e futuri”. Così Herbert Holden Thorp ,caporedattore di Science, una delle più prestigiose riviste scientifiche al Mondo, ha commentato l’elezione di Donald J. Trump a presidente USA e le implicazioni della stessa per la ricerca scientifica. “La rielezione di Donald Trump per un secondo mandato non consecutivo come presidente degli Stati Uniti – ha argomentato Thorp – sottolinea una realtà: sebbene il suo successo derivi in parte dalla volontà di attingere alla xenofobia, al sessismo, al razzismo , alla transfobia, al nazionalismo e al disprezzo per la verità, il suo messaggio ha trovato consenso in gran parte della popolazione americana che si sente alienata dalle istituzioni governative, sociali ed economiche americane. E ciò include la scienza e l’istruzione superiore. Per riconquistare questo gruppo disamorato sarà necessario che i leader della comunità scientifica favoriscano e promuovano un panorama scientifico più inclusivo per tutti gli americani”. Nello specifico Thorp ha sottolineato che la comunità scientifica dovrebbe impegnarsi per affrontare i propri errori in modo trasparente, correggendo i propri dati quando le evidenze lo impongono, senza cercare scappatoie per evitare il giudizio del pubblico. “La scienza – ha continuato Thorp – si rende vulnerabile alla sfiducia, e quindi suscettibile di attacchi cinici, quando si verifica una cattiva condotta nella ricerca e riviste, agenzie federali e università sono lente a correggere la situazione. Quando i ricercatori capo (PI) incolpano i propri studenti e dottorandi per i problemi, si crea la percezione che i PI si preoccupino più di proteggere la propria reputazione che di servire l’interesse pubblico o sostenere i colleghi meno potenti. La ricerca mostra che è più probabile che il pubblico si fidi degli scienziati quando questi dimostrano la volontà di cambiare le proprie opinioni sulla base di nuovi dati, come ovviamente dovrebbero fare gli scienziati. Questa apertura può anche aiutare a contrastare la percezione negativa secondo cui gli scienziati potrebbero essere influenzati dalle loro opinioni politiche. Ma le istituzioni e molti ricercatori capo rispondono alle domande sulla loro ricerca aggirando i problemi e nascondendosi dietro scuse che servono a proteggere le istituzioni dalle loro responsabilità. Allo stesso modo, poiché le istituzioni cercano di proteggersi dalle controversie politiche, spesso non sono disposte a sostenere ricerche valide se i risultati mettono in discussione le posizioni di alcuni gruppi”. A fronte di un panorama fosco all’orizzonte per i prossimi 4 anni conclude Thorp, “tocca alla comunità scientifica di rispondere agli attacchi in una maniera che renda i colpi che riceve meno gravosi”. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
Science su Trump, ora la scienza faccia autocritica
(7 Novembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla