Valentina Di Paola

Era di origine biologica una conversazione nell’oceano registrata 40 anni fa

(21 Novembre 2024)

Roma – I misteriosi suoni registrati nelle profondità dell’Oceano Antartico potrebbero avere un’origine biologica ed essere stati prodotti da vari animali marini impegnati in una educata conversazione. A suggerirlo uno studio, presentato durante il 187° incontro dell’Acoustical Society of America, condotto dagli scienziati dell’Università di Victoria. Il team, guidato da Ross Chapman, ha analizzato i segnali audio registrati nel luglio 1982 da un gruppo di ricerca neozelandese. Acquisiti come parte di un esperimento per caratterizzare il paesaggio sonoro del South Fiji Basin, questi file sono stati oggetto di numerose controversie.

Guardando dalla poppa della nave mentre traina la lunga serie orizzontale di idrofoni. Si può vedere il cavo di traino passare attraverso il corno metallico a poppa. La serie di idrofoni si trova a diverse centinaia di metri dietro la nave e a circa 200 metri di profondità.
Credito
Ross Chapman

Nelle registrazioni si sentivano quattro brevi raffiche che ricordavano un gracidio, tanto che gli scienziati etichettarono il suono come Bio-Duck, che inizialmente, proprio per la sua ripetitività, non sembrava associato a un’origine biologica. “Confrontandoci con dei colleghi – commenta Chapman – abbiamo scoperto che suoni simili erano piuttosto comuni in altre regioni della Nuova Zelanda e dell’Australia. Abbiamo quindi ipotizzato una fonte biologica e abbiamo scoperto che i file contenevano moltissime informazioni sui suoni dell’oceano, come quelli emessi dai mammiferi marini”. Il gruppo di ricerca ipotizza che i segnali registrati nel 1982 rappresentino una conversazione. I dati, spiegano gli esperti, sono stati registrati da un’antenna acustica, una serie di idrofoni trainata dietro una nave. L’unicità dell’antenna ha permesso ai ricercatori di identificare la direzione da cui provenivano i suoni, “Abbiamo scoperto che c’erano diverse fonti per questi suoni misteriosi – afferma Chapman – la cosa più sorprendente è che le varie ‘voci’ non si sovrappongono, è come se un esemplare emettesse dei suoni e gli altri ascoltassero, per poi scambiarsi i ruoli a turno”. Analizzando la forma d’onda e lo spettro delle registrazioni, gli autori hanno dedotto che questi file siano una conversazione a più voci tra diversi animali. “Mi sono sempre interrogato sulla natura di questi suoni – conclude – e ora immagino un dialogo tra animali oceanici, che magari discutono sulla presenza di una buffa imbarcazione che trainava una strana lunga corda. È interessante provare a svelare questo mistero nato decenni fa”. (30Science.com)

 

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).