Valentina Di Paola

USA, le disparità sanitarie sono aumentate negli ultimi 20 anni

(25 Novembre 2024)

Roma – Negli Stati Uniti, le disparità etniche e geografiche in materia di salute sono aumentate negli ultimi due decenni, e il divario legato all’aspettativa di vita si è ampliato a oltre 20 anni. Questi, in estrema sintesi, sono gli scoraggianti risultati emersi da uno studio, pubblicato sulla rivista The Lancet, condotto dagli scienziati della Virginia Commonwealth University School of Medicine. Il team, guidato da Steven H Woolf, ha valutato l’impatto delle disparità etniche e geografiche nella sanità. Stando a quanto emerge dall’indagine, tali variazioni hanno portato a una divisione della popolazione statunitense in dieci gruppi reciprocamente esclusivi, chiamati “dieci Americhe”. Il divario nell’aspettativa di vita nei vari sottogruppi è aumentato da 12,6 anni nel 2000 a 20,4 anni nel 2021. Le analisi dettagliate dei fattori che interagiscono con le disparità sanitarie, sostengono gli scienziati, sono fondamentali per la definizione di strategie mirate per affrontare il problema. “L’entità di questo divario è davvero allarmante – commenta Christopher JL Murray, direttore dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME) presso l’Università di Washington – specialmente in un paese che dispone delle risorse su cui può contare l’America. Tali disparità hanno profonde conseguenze sul benessere e sulla longevità, soprattutto nei gruppi più emarginati. I decisori politici dovrebbero pertanto intraprendere azioni collettive per investire in nell’assistenza sanitaria, nell’istruzione e in pari opportunità di lavoro, sfidando le barriere sistemiche che contribuiscono ad alimentare il divario esistente”. Le dieci Americhe, spiegano gli esperti, differiscono per etnia, provenienza geografica, stato metropolitano, livello di reddito e segregazione residenziale. Nonostante gli sforzi per ridurre le disuguaglianze sanitarie, questa problematica si è aggravata negli ultimi 20 anni. Nel 2000, gli afroamericani che vivevano nelle contee rurali a basso reddito del Sud (America 9) e gli afroamericani che vivevano in città fortemente segregate (America 7) avevano l’aspettativa di vita più bassa (circa 70,5 anni per entrambe le popolazioni), mentre gli asiaticoamericani (America 1) avevano l’aspettativa di vita più alta, di circa 83,1 anni. Dopo un primo decennio in cui l’aspettativa di vita era aumentato in ogni zona, l’andamento è stato notevolmente negativo. Gli autori ipotizzano che questa variazione sia associata all’aumento degli omicidi e dei decessi per overdose. Nel 2021, a seguito della pandemia, gli asiatico-americani (America 1) avevano ancora l’aspettativa di vita più lunga alla nascita, vivendo in media 84 anni, ben 20,4 anni in più rispetto alle persone AIAN che vivevano in Occidente (America 10), che avevano l’aspettativa di vita più bassa, pari a 63,6 anni. Il divario si è pertanto accentuato notevolmente, esacerbando l’accesso inadeguato all’assistenza sanitaria per alcune fasce di popolazione. Allo stesso tempo, riportano gli scienziati, i tassi elevati di disoccupazione e i bassi livelli di istruzione che caratterizzano i gruppi legati all’aspettativa di vita più bassa potrebbero aver contribuito alle disparità osservate. “Sono necessarie ulteriori ricerche – commenta Ali Mokdad dell’IHME – per comprendere appieno perché l’aspettativa di vita è peggiore per alcuni americani, così da poter affrontare meglio le cause profonde delle condizioni di salute negative”. Come principale limitazione dello studio, i ricercatori sottolineano che esiste una nota segnalazione errata di etnia nei certificati di morte, il che potrebbe aver aumentato il livello di incertezza delle stime. Al contempo, i dati sul reddito pro capite e sul livello di istruzione dell’America Community Survey e del censimento decennale del 2000 si basavano su una classificazione etnica diversa rispetto a quanto considerato nell’indagine, il che potrebbe portare a una discrepanza nelle stime di reddito e livello di istruzione per tre gruppi. “Comprendere le cause profonde dei diversi tassi di mortalità – conclude Woolf – è fondamentale per affrontare i determinanti sociali e ambientali della salute e compiere i primi passi per colmare il divario esistente”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).