Valentina Di Paola

Un anno di istruzione in più non protegge dall’invecchiamento cerebrale

(5 Novembre 2024)

Roma – Frequentare istituti accademici per un anno in più, fino ai 16 invece che 15 anni, non sembra avere effetti sulla struttura cerebrale, e non assicura benefici contro l’invecchiamento cerebrale. Questo, almeno, è quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista eLife, condotto dagli scienziati del Centro medico universitario Radboud. Il team, guidato da Rogier Kievit, ha coinvolto 30mila persone per analizzare il legame tra livello di istruzione e rischio di invecchiamento cerebrale. La letteratura scientifica, commentano gli esperti, suggerisce chiaramente che l’istruzione è associata a diversi effetti positivi: ad esempio, le persone che trascorrono più tempo a scuola sono generalmente correlate a una migliore salute, un maggiore livello di IQ e lavori più remunerativi. Nonostante ciò, si sa poco dell’impatto di questi parametri sull’età cerebrale. Nel 1972, una modifica della legge nel Regno Unito ha aumentato il numero di anni di scuola obbligatoria da quindici a sedici, il che ha creato i presupposti per un esperimento basato sui dati reali. Nell’ambito dell’indagine, gli autori hanno considerato le informazioni relative a circa 30 mila persone che avevano frequentato la scuola in quel periodo e avevano eseguito esami di risonanza magnetica dopo 46 anni. I ricercatori hanno esaminato le scansioni per valutare la struttura di varie regioni del cervello, ma non hanno trovato differenze associate al periodo di frequentazione della scuola. “Dato che non abbiamo avuto modo di analizzare le conseguenze immediate sul cervello – sostiene Kievit – abbiamo ipotizzato che gli effetti benefici, se presenti, si siano affievoliti nel tempo. Forse l’istruzione aumenta temporaneamente le dimensioni del cervello, che poi, però, torna alla normalità. In modo simile allo sport, potrebbe essere necessario un allenamento costante per rendere gli effetti duraturi”. “Il nostro lavoro – conclude – mostra che è importante restare cauti nello stabilire un nesso di causalità quando in realtà si osserva una correlazione. In questo caso, istruzione e dimensioni cerebrali non sembrano legate da un rapporto di causalità, anche se sarà necessario condurre ulteriori approfondimenti”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).