Valentina Di Paola

Quando guardiamo un film si accendono diverse reti cerebrali

(6 Novembre 2024)

Roma – Durante la visione di una pellicola cinematografica, il cervello risponde attivando diverse reti cerebrali. Lo rivela uno studio, pubblicato sulla rivista Neuron, condotto dagli scienziati del Massachusetts Institute of Technology (MIT). Il team, guidato da Reza Rajimehr, ha creato la mappa funzionale del cervello più dettagliata finora. I ricercatori hanno coinvolto un gruppo di partecipanti a cui sono stati mostrati estratti e spezzoni di film come Inception, The Social Network e Mamma ho perso l’aereo. Gli scienziati hanno identificato diverse reti cerebrali coinvolte nell’elaborazione delle diverse scene, a seconda che fossero caratterizzate dalla presenza di persone, oggetti inanimati, sequenze di azione o di dialogo. I risultati mostrano come diverse reti esecutive siano prioritarie in base al contenuto che si osserva. “Il nostro lavoro – commenta Rajimehr – rappresenta il primo tentativo di ottenere una disposizione delle diverse aree e reti del cervello in condizioni naturalistiche. Diverse aree del cervello sono altamente interconnesse e queste connessioni formano reti funzionali che si collegano al modo in cui percepiamo gli stimoli e ci comportiamo”. La maggior parte degli studi sulle reti funzionali del cervello si è basata su scansioni di risonanza magnetica di persone a riposo, ma molte parti del cervello o della corteccia non sono completamente attive in assenza di stimolazione esterna. In questo lavoro, i ricercatori hanno voluto verificare se la proiezione di filmati durante la scansione fMRI potesse fornire informazioni sul modo in cui le reti funzionali del cervello rispondono a stimoli audio e visivi complessi. Per mappare il cervello durante la visione di un film, i ricercatori hanno sfruttato un set di dati fMRI precedentemente raccolto dall’Human Connectome Project, costituito da scansioni cerebrali complete di 176 giovani adulti, ottenute mentre i partecipanti guardavano 60 minuti di brevi clip da una serie di film. Gli autori hanno calcolato la media dell’attività cerebrale di tutti i partecipanti e hanno utilizzato tecniche di apprendimento automatico per identificare le reti cerebrali, in particolare all’interno della corteccia cerebrale. Successivamente, gli esperti hanno valutato come l’attività all’interno di queste diverse reti fosse correlata al contenuto delle singole scene. Il team ha identificato 24 diverse reti cerebrali associate ad aspetti specifici dell’elaborazione sensoriale o cognitiva, ad esempio il riconoscimento di volti o corpi umani, movimento, luoghi e punti di riferimento, interazioni tra esseri umani e oggetti inanimati, linguaggio e interazioni sociali. L’analisi ha anche mostrato le regioni del cervello che consentivano ai partecipanti di pianificare, risolvere problemi e dare priorità alle informazioni, nonché regioni del cervello con funzioni più specifiche. Quando il contenuto del film era difficile da seguire o ambiguo, si è verificata un’attività più intensa nelle regioni del cervello di controllo esecutivo, ma durante le scene più facilmente comprensibili, predominavano regioni del cervello con funzioni specifiche, come l’elaborazione del linguaggio. “I domini di controllo esecutivo sono solitamente attivi in ​​compiti difficili quando il carico cognitivo è elevato – riporta Rajimehr – sembra che quando le scene del film sono abbastanza facilmente comprensibili, ad esempio se c’è una conversazione chiara in corso, le aree linguistiche siano attive, ma in situazioni in cui c’è una scena complessa che coinvolge contesto, semantica e ambiguità nel significato della scena, è richiesto un maggiore sforzo cognitivo, e quindi il cervello passa a utilizzare i domini di controllo esecutivo generali”. Nei prossimi step, gli autori sperano di esaminare le mappe dei singoli soggetti, mettendo così in relazione la mappa di ogni persona con il suo comportamento. “Ora – conclude Rajimehr – stiamo studiando in modo più approfondito il modo in cui il contenuto specifico di ogni fotogramma guida le diverse reti, ad esempio il contesto semantico e sociale o la relazione tra le persone e la scena di sfondo”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).