Roma – Il diabete di tipo 1 non può essere trattato in modo generico per tutti, ma piuttosto deve essere personalizzato. Lo rivela un nuovo studio, condotto da un gruppo di ricercatori dell’Università di Bristol, pubblicato oggi su JMIRx Med. La ricerca ha rilevato che fattori diversi dai carboidrati hanno un’influenza sostanziale sui livelli di glucosio nel sangue, il che significa che gli attuali sistemi di somministrazione automatizzata di insulina non rilevano informazioni vitali necessarie per la regolazione del glucosio. Analizzando i dati sulla somministrazione automatizzata di insulina in persone affette da diabete di tipo 1, T1D, la squadra di scienziati ha scoperto che modelli inaspettati nel fabbisogno di insulina sono altrettanto comuni di quelli consolidati. Lo studio aveva come obiettivo quello di identificare modelli di variazione del fabbisogno di insulina e ad analizzare la frequenza con cui questi si verificano nelle persone affette da diabete di tipo 1 che utilizzano OpenAPS, un sistema di somministrazione automatizzata di insulina, AID, all’avanguardia. “I risultati supportano la nostra ipotesi secondo cui fattori che vanno oltre i carboidrati svolgono un ruolo sostanziale nell’euglicemia, ovvero lo stato in cui i livelli di glucosio nel sangue rientrano nell’intervallo standard”, ha detto Isabella Degen, della Facoltà di Scienze e Ingegneria di Bristol e autrice principale del lavoro. “Tuttavia, senza informazioni misurabili su questi fattori, i sistemi AID sono strutturati in modo da regolare l’insulina con cautela, con l’effetto che i livelli di glucosio nel sangue diventano troppo bassi o troppo alti”, ha spiegato Degen. Il diabete di tipo 1 è una malattia cronica in cui l’organismo produce una quantità insufficiente di insulina, un ormone necessario per regolare la glicemia. Il trattamento principale per il diabete di tipo 1 è l’insulina iniettata o pompata. La quantità e la tempistica dell’insulina devono essere sapientemente abbinate all’assunzione di carboidrati per evitare un aumento dei livelli di glucosio nel sangue. Oltre ai carboidrati, altri fattori, come esercizio fisico, ormoni e stress, influenzano il fabbisogno di insulina. Tuttavia, la frequenza con cui questi fattori causano effetti significativi e inaspettati sui livelli di glucosio nel sangue è stata finora poco esplorata, il che significa che nonostante tutti i progressi compiuti in materia, il dosaggio dell’insulina rimane ad oggi un quesito difficile da dirimere. I risultati dello studio evidenziano la complessità della regolazione del glucosio nel diabete di tipo 1 e dimostrano l’eterogeneità del fabbisogno di insulina tra le persone con diabete di tipo 1, sottolineando la necessità di approcci terapeutici personalizzati. Affinché altri fattori, oltre ai carboidrati assunti, vengano inclusi più sistematicamente nella pratica clinica, gli scienziati devono trovare un modo per misurare e quantificare il loro impatto e utilizzare queste informazioni nel dosaggio dell’insulina. Ciò potrebbe anche aiutare a prevedere la glicemia in modo più accurato, cosa che lo studio ha dimostrato non essere possibile in modo coerente con le sole informazioni su insulina e carboidrati. “Il nostro studio evidenzia che la gestione del diabete di tipo 1 è molto più complessa del conteggio dei carboidrati”, ha aggiunto Degen. “La ricchezza di informazioni che si possono ottenere studiando i dati sulla somministrazione automatizzata di insulina vale lo sforzo necessario per lavorare con questo tipo di dati reali”, ha proseguito Degen. “Ciò che ci ha sorpreso di più è stata la grande varietà di modelli che abbiamo osservato, anche all’interno del nostro gruppo relativamente piccolo e omogeneo di partecipanti”, ha osservato Degen. “È chiaro che quando si tratta di gestione del diabete, non esiste un’unica soluzione adatta a tutti”, ha sottolineato Degen. “Ci auguriamo che i nostri risultati ispirino ulteriori ricerche sui fattori finora meno esplorati che hanno dimostrato avere un’influenza sul dosaggio dell’insulina”, ha precisato Degen. Il gruppo di scienziati sta ora lavorando per migliorare gli attuali metodi di ricerca, con l’obiettivo di sviluppare tecniche innovative che consentano di approfondire il monitoraggio dei fattori che influenzano il dosaggio dell’insulina. (30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
Non esiste un trattamento “universale” per il diabete di tipo 1
(28 Novembre 2024)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.