Roma – Sebbene le restrizioni relative a spostamenti e viaggi e le misure sociali durante la pandemia COVID-19 abbiano portato a un drastico calo globale dei casi di influenza stagionale, alcuni ceppi influenzali in regioni specifiche hanno mantenuto il virus in circolazione e in evoluzione. È quanto emerge da un nuovo studio guidato da Oliver G. Pybus, dell’Università di Oxford-Royal Veterinary College, pubblicato su Science. I risultati riportati nello studio sono stati evidenti nelle aree tropicali, dove vi sono state meno restrizioni di viaggio, ad esempio, tra cui l’Asia meridionale e occidentale. La diffusione dell’influenza stagionale è strettamente legata al comportamento sociale, in particolare ai viaggi aerei, e all’evoluzione periodica di nuovi ceppi virali che eludono l’immunità da infezioni o vaccinazioni precedenti. Nel 2020, gli interventi non farmaceutici, NPI, introdotti per combattere il COVID-19, come le politiche di lockdown, il distanziamento sociale obbligatorio, l’uso delle mascherine e i divieti di viaggio, hanno avuto un impatto drastico sulla trasmissione e l’evoluzione del virus influenzale. Grazie a questi interventi, i casi di influenza stagionale causati dai sottotipi A H1N1 e H3N2, nonché dai sottotipi di influenza B Victoria e Yamagata, sono diminuiti in modo notevole in tutto il mondo. Gli scienziati hanno studiato come questi cambiamenti hanno influenzato la diffusione, la distribuzione e le dinamiche evolutive dei lignaggi dell’influenza stagionale. Utilizzando un approccio filodinamico, i ricercatori hanno combinato dati epidemiologici, genetici e sui viaggi internazionali prima, durante e dopo la pandemia di COVID-19 e hanno scoperto che l’inizio della pandemia ha portato a un cambiamento nell’intensità e nella struttura della trasmissione internazionale dell’influenza. Sebbene i casi di influenza siano diminuiti significativamente a livello globale durante il picco della pandemia, nell’Asia meridionale e nell’Asia occidentale, regioni che avevano relativamente meno restrizioni pandemiche, la circolazione dei lignaggi dell’influenza A e dell’influenza B/Victoria, rispettivamente, è continuata. Tale propagazione è servita come importante fonte evolutiva, o “località del tronco filogenetico”, dei virus influenzali durante il periodo pandemico. Entro marzo 2023, con la ripresa del traffico aereo globale, la circolazione dei lignaggi dell’influenza è tornata ai livelli pre-pandemia, evidenziando la resilienza del virus alle interruzioni a lungo termine e la sua dipendenza dai modelli di viaggio aereo globali. In particolare, tuttavia, i risultati mostrano anche che il lignaggio dell’influenza B/Yamagata sembra essere scomparso dall’inizio della pandemia, il che suggerisce che potrebbe essersi estinto da allora. “Lo studio rafforza ulteriormente il fatto che gli interventi non farmaceutici possono essere incredibilmente efficaci nell’interrompere la trasmissione virale, la diversità dei patogeni e l’evoluzione antigenica, e sono presumibilmente più efficaci dei soli sforzi vaccinali”, hanno dichiarato gli autori, Pejman Rohani e Justin Bahl, entrambi dell’Università della Georgia, in una prospettiva correlata. (30Science.com)