Roma – I progressi compiuti nel tentativo di contrastare la diffusione del virus dell’immunodeficienza umana (HIV) sono particolarmente evidenti nell’Africa subsahariana, anche se per raggiungere gli obiettivi ambiziosi per contrastare la malattia è necessario definire strategie più efficaci. Questo bivalente risultato emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista The Lancet, condotto dagli scienziati dell’Institute for Health Metrics and Evaluation (IHME). Il team, guidato da Hmwe Kyu, ha valutato la situazione legata alla risposta globale dell’HIV. Stando a quanto emerge dall’indagine, tra il 2003 e il 2021, la percentuale di popolazione senza un livello soppresso di carica virale è aumentata del 116,1 per cento in Europa centrale e orientale e in Asia centrale. Gli autori sottolineano l’importanza di rafforzare la risposta all’HIV attraverso programmi di sanità pubblica dedicati al controllo della trasmissione. I ricercatori hanno considerato l’impatto globale, regionale e nazionale dell’HIV in 204 paesi e territori dal 1990 al 2021, modellando le curve epidemiche fino al 2050. I risultati evidenziano un panorama eterogeneo di sfide e progressi nella lotta contro questa problematica. In particolare, riportano gli esperti, tra il 2010 e il 2021 le nuove infezioni sono diminuite da 2,1 a 1,7 milioni di casi, e i decessi da 1,2 milioni a 718 mila. Nonostante questi progressi, gli scienziati hanno riscontrato variazioni regionali e sottolineano che il mondo non sia sulla buona strada per raggiungere gli obiettivi posti da UNAIDS 2030, che mirano a ridurre del 90 per cento le nuove infezioni e i decessi correlati all’HIV. Il declino globale dell’incidenza, evidenziano gli studiosi, è in gran parte dovuto all’Africa subsahariana, dove la probabilità di contrarre l’HIV nel corso della vita è diminuita del 60 per cento rispetto al 1995 e la popolazione senza un livello soppresso di HIV (PUV) è scesa da 19,7 a 11,3 milioni. Al contrario, in Europa centrale e orientale e in Asia centrale, la probabilità di contrarre l’HIV nel corso della vita è aumentata dallo 0,4 al 2,8 per cento, e il PUV è aumentato da 310 a 680mila tra il 2003 e il 2021. “Il mondo ha compiuto notevoli progressi globali – commenta Kyu – ma ci sono ancora molte sfide da superare. Ogni anno più di un milione di persone contrae una nuova infezione da HIV e, dei 40 milioni di persone che convivono con la malattia, circa il 25 per cento non riceve cure adeguate. Nonostante i notevoli progressi compiuti nella lotta all’incidenza e alla mortalità dell’HIV, il mondo deve impegnarsi di più per raggiungere gli obiettivi delle Nazioni Unite entro il 2030”. Le modellazioni, riportano gli autori, suggeriscono un continuo decremento delle curve di trasmissione e dei decessi, ma sono previsti aumenti a lungo termine in Nord Africa e Medio Oriente. “Per raggiungere gli obiettivi fissati – conclude Austin Carter, collega e coautore di Kyu – è necessario rafforzare il Piano di emergenza USA e i programmi di sanità pubblica dedicati al controllo dell’HIV, espandere i servizi di prevenzione e individuare nuove strategie di trattamento. È inoltre fondamentale che gli interventi e i modelli di erogazione vengano implementati in modo equo ed efficace”. (30Science.com)
Valentina Di Paola
Africa subsahariana guida il declino globale dell’HIV
(26 Novembre 2024)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).