Roma – Gli ambienti confinati e isolanti modificano il modo in cui le persone percepiscono gli odori e rispondono emotivamente a determinati aromi alimentari. Lo rivela uno studio nuova ricerca della RMIT University, riportata su Food Research International. Il gruppo di ricerca ha confrontato le risposte emotive di 44 persone e la percezione di otto aromi alimentari in due scenari ambientali: seduti su sedie reclinate che imitano la postura degli astronauti in microgravità; e poi nell’ambiente ristretto della Stazione Spaziale Internazionale, ISS, simulato per i partecipanti tramite occhiali per realtà virtuale. Gli aromi che la squadra di ricerca ha testato sui partecipanti erano vaniglia, mandorla, limone, mirto limone, eucalipto, menta piperita, aceto e citronella. La ricerca si è basata su precedenti lavori, con l’intento di spiegare perché gli astronauti riferiscono che i pasti hanno un sapore diverso nello spazio e hanno difficoltà a seguire il normale apporto nutrizionale durante le lunghe missioni. Lo studio ha implicazioni più ampie per ulteriori ricerche volte a migliorare la dieta delle persone in ambienti isolati, compresi gli ospiti delle case di cura, personalizzando gli aromi per esaltare il sapore dei loro cibi. “Il gruppo di ricerca ha scoperto che la simulazione VR offriva un’esperienza immersiva in un ambiente confinato, evocando percezioni più intense di tutti gli aromi alimentari testati, ad eccezione della citronella, rispetto alla postura in microgravità”, ha detto Julia Low, co-responsabile dello studio. “La citronella ha un aroma più floreale e terroso, mentre gli altri aromi sono pungenti, speziati o dolci”, ha dichiarato Grace Loke, prima autrice dello studio. “Questa differenza di profilo potrebbe spiegare perché la citronella sembrava meno intensa nell’impostazione VR rispetto alla postura di microgravità”, ha continuato Loke. “In un contesto simile alla Terra, mangiare era spesso un’attività sociale, ma mangiare nello spazio durante lunghe missioni può avere un’atmosfera molto diversa”, ha spiegato Low. “ Studi pilota dimostrano che trascorrere 10 minuti nella realtà virtuale può indurre sensazioni di costrizione, evidenziando l’efficacia della realtà virtuale rispetto ad altri metodi come gli schermi immersivi”, ha proseguito Loke. “I risultati indicano che un ambiente remoto e confinato come la ISS e una variazione significativa nelle sensibilità personali influenzano la percezione degli aromi, facendo sì che alcuni cibi abbiano un odore strano”, ha aggiunto Loke. “Gli studi spaziali hanno spesso sottolineato la microgravità come il principale fattore che contribuisce al diverso sapore del cibo, ma le scoperte del team hanno sottolineato l’impatto degli ambienti confinati e isolati”, ha affermato Loke. “Questa ricerca apre la possibilità di piani alimentari personalizzati per gli astronauti e le persone che vivono da sole sulla Terra, dimostrando il potenziale della realtà virtuale nell’esplorazione delle variazioni nell’alimentazione quando si è stressati”, ha evidenziato Loke. Nell’ambiente VR, i partecipanti che hanno segnalato emozioni positive hanno percepito aromi più forti. “Ad esempio, l’aroma di mandorle e aceto diventava più intenso quando i partecipanti erano felici o provavano un’emozione positiva, ma se una persona era anche leggermente stressata, percepiva un aroma di aceto meno intenso”, ha sottolineato Loke. “Questo legame tra stress e aceto potrebbe aiutare a spiegare perché agli astronauti piace mangiare in microgravità determinati cibi che normalmente non mangiano sulla Terra, ha affermato Lisa Newman, del RMIT. “Gli studi futuri combineranno la postura in microgravità con l’esperienza di realtà virtuale per i partecipanti, per simulare meglio l’esperienza degli astronauti e progettare piani alimentari per missioni più lunghe, compresi i viaggi su Marte”, ha precisato Newman. “I nostri risultati suggeriscono che una simulazione che utilizza la realtà virtuale e la postura in microgravità potrebbe aiutare ad addestrare gli astronauti ad adattarsi psicologicamente a spazi ristretti e remoti in cui mangiare e personalizzare le esperienze dei pasti per gli astronauti, così come per gli individui isolati sulla Terra, per supportare il loro benessere”, ha suggerito Newman. “La ricerca fa parte di una serie di studi di piccole dimensioni ma di grande impatto, che forniscono spunti fondamentali sull’importanza di studiare le variazioni individuali e sul modo in cui gli esseri umani reagiscono al cibo in ambienti più stressanti”, ha osservato Low. “Questa ricerca evidenzia nel suo insieme il ruolo cruciale del nostro ambiente sul gusto e sull’olfatto”, ha concluso Low. (30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
La reclusione influenza la percezione degli odori e le sensazioni legate al cibo
(19 Novembre 2024)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.