Lucrezia Parpaglioni

La “cultura” non è una prerogativa solo umana

(7 Novembre 2024)

Roma – La cultura, ovvero l’insieme delle conoscenze tramandate di generazione in generazione, non è una caratteristica unica degli esseri umani solo umana: anche le specie animali possiedono una propria cultura. Lo rivela uno studio condotto da Thomas Morgan, ricercatore scientifico dell’dell’Arizona State University presso l’Institute of Human Origins e professore associato presso la School of Human Evolution and Social Change, assieme a Marcus Feldman, della Stanford University, pubblicato questa settimana su Nature Human Behavior. “Dieci anni fa era certo che fosse la capacità della cultura umana di accumulare ed evolversi a renderci speciali, ma nuove scoperte sul comportamento animale stanno sfidando queste idee e costringendoci a ripensare a ciò che rende le nostre culture, e noi come specie, unici”, ha affermato Morgan, antropologo evoluzionista. “Proprio come gli umani tramandano la conoscenza ai propri figli, quando una nuova regina di formica tagliafoglie nasce, raccoglie un piccolo boccone del fungo della madre e lo porta con sé per iniziare una nuova colonia”, ha spiegato Morgan. “Ciò accade da così tanto tempo, milioni di anni, che il fungo all’interno di queste colonie è geneticamente diverso dal fungo selvatico all’esterno delle colonie”, ha proseguito Morgan.  “Allo stesso modi di come cambiano le lingue umane, nuovi dati mostrano che i canti delle megattere si evolvono, si diffondono tra i gruppi e diventano più complessi nel tempo”, ha detto Morgan. “Come gli umani, gli scimpanzé imparano a usare gli strumenti e ora abbiamo la prova che lo fanno da migliaia, forse milioni, di anni”, ha continuato Morgan. “Anche le locuste usano sistemi complessi in evoluzione per adattarsi alle condizioni locali, basandosi su cambiamenti epigenetici, come fattori come età e ambiente che possono cambiare l’attività genica senza alterare la sequenza del DNA, per evolvere rapidamente tra forme calme e verdi o sciamanti e gialle e nere basate sulla sovrappopolazione”, ha aggiunto Morgan. Queste scoperte, insieme ad altre, hanno dimostrato che non solo gli animali hanno una cultura, ma che nella loro cultura esistono anche esempi di accumulazione, qualcosa che per lungo tempo si è ritenuto fosse prettamente umano.  “Si pensava che le altre specie non avessero cultura”, ha affermato Morgan. “E ora sappiamo che molte altre specie ce l’hanno”, ha precisato Morgan. “Allora si pensava che solo le culture umane si accumulassero o si evolvessero nel tempo, ma ora sappiamo che anche le culture animali possono farlo”, ha osservato Morgan. “Quindi – si è chiesto Morgan – se gli animali hanno culture in evoluzione, allora cosa c’è di speciale nella cultura umana che ci differenzia dagli altri animali?”. Secondo gli scienziati, gli esseri umani dominano e siamo così speciali grazie all’ ‘apertura’, ovvero la capacità di comunicare e comprendere un numero infinito di possibilità nella vita.  “Il modo in cui gli animali pensano a ciò che stanno facendo limita il modo in cui le loro culture possono evolversi”, ha affermato Morgan. “Un modo potrebbe essere che non riescono a immaginare sequenze elaborate molto facilmente, o non riescono a immaginare sotto-obiettivi”, ha ipotizzato Morgan. “Ad esempio, quando preparo la colazione dei miei ragazzi al mattino, è un processo nidificato, in più fasi: per prima cosa, devo prendere le ciotole, le pentole e gli altri utensili; poi devo mettere gli ingredienti nella pentola e iniziare a cucinare, tutto nelle giuste quantità e nell’ordine giusto; poi devo cuocerlo, mescolando e monitorando la temperatura finché non raggiunge la giusta consistenza, e poi devo servirlo”, ha sottolineato Morgan. “Ciascuno di questi passaggi è un sotto-obiettivo e questi sotto-obiettivi contengono al loro interno delle tappe che devo eseguire nel giusto ordine, quindi l’intera cosa è una procedura elaborata”, ha notato Morgan. “Quando si arriva al limite di questo sistema, il cervello umano continua semplicemente a funzionare; siamo in grado di costruire e conservare sequenze di istruzioni profondamente complicate e questo ci consente di eseguire una serie pressoché infinita di comportamenti: questa è l’apertura”, ha specificato Morgan. Mentre altri scienziati hanno confrontato culture umane e animali in precedenza, la ricerca di Morgan e Feldman risulta innovativa perché confronta anche esempi animali di eredità epigenetica ed effetti parentali. Le formiche tagliafoglie sono un esempio di effetto parentale e la locusta un esempio di eredità epigenetica cumulativa. “Sia l’eredità epigenetica che gli effetti parentali sono stabili e si accumulano nelle specie non umane, ma alla fine smettono di svilupparsi”, ha dichiarato Morgan. “Proprio come le culture animali, ci sono dei vincoli contro cui questi sistemi si scontrano e che ne bloccano l’evoluzione”, ha aggiunto Morgan. “Penso che la domanda chiave sia capire cosa vi sia di speciale nella cultura umana, e abbiamo cercato di rispondere confrontando le culture umane con quelle animali, con l’epigenetica e con gli effetti parentali, tutti i sistemi in evoluzione che possiamo immaginare”, ha affermato Morgan. “E – ha concluso Morgan – alla fine siamo arrivati a dire che la cosa speciale della cultura umana è la sua apertura: può accumularsi ma poi non deve mai fermarsi, continua semplicemente ad andare avanti”. (30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.