Roma – Le giornate lavorative perse a causa del Long-Covid potrebbero costare all’economia miliardi di sterline ogni anno, poiché i pazienti hanno difficoltà a gestire i sintomi e a tornare al lavoro. Lo rivela un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’UCL, riportato su BMJ Open e finanziata dal National Institute for Health and Care Research, NIHR, la ricerca ha esaminato l’impatto del Long-Covid su 4.087 pazienti indirizzati a una clinica per Long-Covid e registrati nel programma Living With Covid Recovery, LWCR, tra agosto 2020 e agosto 2022. Come parte del trattamento erogato dal Servizio Sanitario Nazionale per la loro patologia, i pazienti hanno utilizzato un’App mobile per monitorare i loro sintomi. Ai pazienti è stato chiesto di compilare dei questionari sull’App per registrare la durata del Covid, considerando l’impatto della condizione sulle loro attività quotidiane, i livelli di affaticamento, la confusione mentale, la qualità della vita correlata alla salute, le relazioni e la capacità di lavorare. Lo studio ha rilevato che, in media, tutti gli individui indirizzati alle cliniche per il Covid a lungo termine nel Regno Unito hanno segnalato scarsi miglioramenti nella loro capacità di svolgere le attività quotidiane, nella stanchezza, nella qualità della vita e nella capacità di lavorare nei primi sei mesi dopo aver cercato aiuto per i loro sintomi. Quasi tre quarti, il 72%, dei partecipanti che hanno segnalato la perdita di giornate lavorative quando hanno iniziato a usare l’App hanno continuato a segnalare la difficoltà nel recarsi sul posto di lavoro a sei mesi di distanza. E, oltre un terzo, il 36%, di questi non è stato in grado di lavorare affatto. I ricercatori hanno scoperto che l’onere economico del Long-Covid è dovuto principalmente alle perdite di produttività, che sono state in media pari a 931 sterline per paziente al mese nel periodo di sei mesi. Questo è stato calcolato utilizzando la retribuzione oraria media nazionale, di 13,57 sterline all’ora, e le ore di lavoro medie settimanali, che sono 33,9. Secondo l’Office for National Statistics, ONS, circa due milioni di persone hanno il Long-Covid, nel Regno Unito. Ciò significa che la condizione potrebbe potenzialmente essere estremamente costosa per la società. “I costi associati ai giorni lavorativi persi potrebbero potenzialmente costare all’economia fino a 20 miliardi di sterline all’anno”, ha detto Manuel Gomes, dell’UCL Epidemiology & Health Care e autore principale dello studio. “Ovviamente è probabile che i pazienti nel nostro campione siano più sintomatici o compromessi rispetto al paziente medio con Long-Covid, ma anche se solo il 10% di tutti i pazienti con Long-Covid nel Regno Unito fosse significativamente compromesso, ciò equivarrebbe a 2 miliardi di sterline all’anno”, ha continuato Gomes. Ulteriori risultati dello studio hanno mostrato che circa la metà, il 46,3%, dei pazienti affetti da Long-Covid presentava una grave compromissione funzionale a sei mesi, evidenziando le sfide in corso nel recupero da Long-Covid. “Il nuovo studio segue i risultati dello stesso gruppo di ricerca dell’anno scorso, che dimostrano come il Covid possa avere un impatto sulla stanchezza e sulla qualità della vita peggiore di alcuni tumori”, ha spiegato Gomes. “La persistente compromissione funzionale e la scarsa qualità della vita dei pazienti affetti da Long-Covid incidono significativamente nel tempo sulla capacità lavorativa dell’individuo e rappresentano un notevole onere economico per gli individui stessi e per l’economia”, ha aggiunto William Henley, dell’Università di Exeter. “Affrontare le sfide in corso legate alla stanchezza e al suo impatto sull’assenteismo dal lavoro dovrebbe essere una priorità per i futuri interventi sanitari volti a supportare la ripresa delle persone con Long-Covid”, ha concluso Henley.(30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
Il Long-Covid potrebbe costare all’economia miliardi ogni anno
(14 Novembre 2024)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.