Roma – I giovani sono più sensibili al feedback sui social media, ovvero ai “mi piace”, rispetto agli adulti, e questo ha un impatto diretto sul loro coinvolgimento e sul loro umore. Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di ricercatori, guidato dall’Università di Amsterdam, riportato sulla rivista Science Advances. I giovani di oggi crescono in un mondo saturo di social media, in cui la tecnologia gioca un ruolo centrale nel plasmare la maggior parte delle loro esperienze. La rapida crescita dell’uso dei social media ha di conseguenza creato paure nei genitori e nella società sul benessere sociale e psicologico dei giovani. Uno dei timori che circondano i social media è che potrebbero provocare ansia nei giovani, spingendoli a continuare a usare le app più di quanto vorrebbero, in modo da ottenere sempre più “mi piace”. “L’adolescenza – ha detto ha detto Wouter van den Bos, dell’Università di Amsterdam – è un periodo di sviluppo in cui sia la sensibilità alla ricompensa che quella al rifiuto sono particolarmente forti, e queste sono state rispettivamente collegate a un aumento del comportamento impulsivo e a sintomi depressivi”. I ricercatori hanno utilizzato un approccio a tre punte per esaminare il problema. In primo luogo, hanno esaminato un ampio set di dati di post Instagram nella vita reale e hanno utilizzato un modello computazionale per catturare la sensibilità ai “mi piace”. In secondo luogo, hanno fatto riferimento ad uno studio sperimentale, che imitava le caratteristiche delle piattaforme di social media e poteva essere utilizzato per tracciare i cambiamenti di umore. Infine, uno studio esplorativo di neuroimaging ha mostrato che la sensibilità al feedback dei social media è correlata alle differenze individuali nel volume dell’amigdala. Presi insieme, i tre studi hanno mostrato prove convergenti sul fatto che i giovani potrebbero effettivamente essere più sensibili al feedback dei social media rispetto agli adulti. L’adolescenza è un periodo cruciale della vita, caratterizzato da una maggiore sensibilità all’approvazione e al rifiuto dei pari. Nel contesto di questa ricerca, questa maggiore sensibilità porta a un interessante paradosso: mentre ricevere “mi piace” sembra generare un senso di connessione e può migliorare l’umore dei giovani, questo risultato positivo potrebbe anche creare una tale attrazione verso le app da portare a un uso eccessivo problematico. D’altro canto, data la loro sensibilità, i giovani smetterebbero di usare le piattaforme prima degli adulti se non ricevessero “mi piace”, ma questo potrebbe anche portare a un umore sempre più negativo. Poiché i risultati dei ricercatori suggeriscono che l’attuale configurazione delle piattaforme dei social media potrebbe avere effetti sia positivi che negativi sui giovani, sembra che potrebbero essere necessari interventi per affrontare gli effetti collaterali negativi. I ricercatori propongono che, in primo luogo, le piattaforme dovrebbero cambiare le strutture di incentivazione, spostando l’enfasi dai like verso un coinvolgimento più significativo. In secondo luogo, suggeriscono che non dovremmo concentrarci solo sul rafforzamento dell’alfabetizzazione digitale dei giovani, poiché probabilmente ne sanno più di qualsiasi altra generazione su questo argomento, ma piuttosto concentrarci sullo sviluppo di una regolazione emotiva abile negli ambienti online. “Sebbene i social media svolgano un ruolo importante nel promuovere alcuni aspetti dello sviluppo giovanile, come la formazione dell’identità e la connessione sociale, il nostro studio rivela che possono anche presentare delle sfide, in particolare in relazione agli stati d’animo dei giovani”, ha affermato Ana da Silva Pinho, prima autrice dello studio. “Date le crescenti preoccupazioni sull’impatto dei social media sulla salute mentale, è fondamentale che comprendiamo ulteriormente come i giovani interagiscono e rispondono ai social media, affrontando al contempo gli aspetti unici delle loro fasi di sviluppo”, ha concluso a Silva Pinho. (30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
L’umore dei giovani è influenzato dai “mi piace” sui social media
(28 Ottobre 2024)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.