Verde urbano legato a meno malattie da calore

Roma –  La presenza di abbondanti spazi verdi nelle aree urbane è associata a tassi più bassi di malattie e decessi correlati al caldo, nonché a una migliore salute mentale. E’ quanto emerge da uno studio guidato dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine pubblicato su BMJ Open. Nonostante un ampio corpus di ricerche sugli effetti benefici complessivi degli spazi verdi, i loro effetti sui rischi per la salute correlati al calore restano poco compresi, affermano i ricercatori. Nel tentativo di colmare questa lacuna di conoscenza, hanno esaminato gli effetti delle zone verdi sulla mortalità e sulla cattiva salute nelle aree urbane di tutto il mondo, basandosi su ricerche pubblicate pertinenti. Hanno incluso contenuti pubblicati in inglese tra gennaio 2000 e dicembre 2022 e hanno esaminato 12 studi su una raccolta iniziale di oltre 3000 provenienti da Hong Kong, Australia , Vietnam, Stati Uniti , Corea del Sud, Portogallo e Giappone. Tra questi rientrano studi epidemiologici, di modellazione e simulazione, nonché ricerche sperimentali e analisi quantitative. La revisione ha dimostrato che gli spazi verdi urbani, come parchi e alberi, possono potenzialmente contribuire a compensare gli effetti negativi sulla salute causati dalle alte temperature. Le aree con più spazi verdi presentano tassi più bassi di malattie e decessi correlati al caldo rispetto alle aree con meno spazi verdi, in particolare tra i gruppi vulnerabili. Inoltre, il verde urbano è associato a una migliore salute mentale. I ricercatori sottolineano che la diversa metodologia e progettazione degli studi inclusi ha impedito di mettere in comune i risultati per un’ulteriore analisi dei dati e, sebbene la revisione abbia trovato associazioni tra spazi verdi urbani e risultati sulla salute, non è in grado di stabilire relazioni causali. “È importante notare che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere appieno l’entità dell’impatto del verde urbano sulle malattie e sulla mortalità legate al calore”, concludono. (30Science.com)