Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Tracciate le migrazioni delle linci per difendere la specie

(2 Ottobre 2024)

Roma – Un nuovo studio condotto dai ricercatori dell’Institute of Arctic Biology dell’Università dell’Alaska Fairbanks fornisce prove convincenti del fatto che le popolazioni di linci canadesi nell’entroterra dell’Alaska sono soggette a una ondata di migrazione che ne influenza la riproduzione, gli spostamenti e la sopravvivenza. Lo studio è stato pubblicato su PNAS. Le popolazioni di linci canadesi dell’Alaska aumentano e diminuiscono in risposta al ciclo di espansione e contrazione di 10-12 anni della loro preda principale: la lepre scarpa da neve. Durante questi cicli, le lepri si riproducono rapidamente, per poi crollare quando le risorse alimentari diventano scarse. La popolazione di linci segue questo ciclo, in genere con uno o due anni di ritardo. Lo studio, che si è svolto dal 2018 al 2022, è iniziato al culmine di questo ciclo, secondo Derek Arnold, ricercatore capo. I ricercatori hanno monitorato la riproduzione, il movimento e la sopravvivenza della lince mentre la popolazione crollava. Tra il 2018 e il 2022, i biologi hanno catturato 143 linci vive in cinque rifugi nazionali per la fauna selvatica nell’entroterra dell’Alaska (Tetlin, Yukon Flats, Kanuti e Koyukuk) e nel Gates of the Arctic National Park. Le linci sono state dotate di collari GPS, che hanno consentito ai satelliti di tracciare i loro movimenti nel paesaggio e di ottenere una quantità di dati senza precedenti. Arnold ha spiegato che la lince ha reagito al crollo della popolazione della lepre scarpa da neve in tre fasi distinte: 1) Declino della riproduzione: la prima risposta è stata un netto declino della riproduzione; 2) Maggiore dispersione: dopo che la riproduzione è diminuita, le linci hanno iniziato a disperdersi, allontanandosi dai loro territori originali in cerca di condizioni migliori. Si sono spostate in tutte le direzioni; 3) Declino della sopravvivenza: nella fase finale, i tassi di sopravvivenza sono calati. Mentre le linci si sono disperse in tutte le direzioni, quelle che si sono spostate verso est, hanno avuto tassi di mortalità significativamente più alti rispetto a quelle che si sono spostate verso ovest o sono rimaste nei loro territori originali. “Sapere che l’onda di solito si muove da est a ovest rende più prevedibili le tendenze della popolazione di linci”, hanno affermato i ricercatori. “Sarà più facile per i gestori della fauna selvatica prendere decisioni informate ora che possiamo prevedere come si comporterà una popolazione su scala più locale, invece di guardare solo allo stato nel suo complesso”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla