Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Oceani: sovrastimata capacità di assorbimento del carbonio

(11 Ottobre 2024)

Roma – La capacità dei mari di fungere da punto di assorbimento del carbonio atmosferico potrebbe essere sovrastimata, in ragione di un curioso meccanismo biologico, trascurato fino ad ora. E’ quanto emerge da uno studio guidato dalla Stanford University e pubblicato su Science. La ricerca si è concentrata sulla “neve marina” una miscela di fitoplancton morto, batteri, e altre particelle organiche, che assorbe circa un terzo dell’anidride carbonica prodotta dall’uomo dall’atmosfera e la trasporta verso il fondale oceanico, dove rimane imprigionata per millenni. Gli scienziati conoscono questo fenomeno, noto come pompa biologica, da tempo.

Video di neve marina che affonda in una colonna d’acqua infinita generata da una macchina gravitazionale. La neve marina che affonda interagisce con un’ampia varietà di plancton mentre viaggia attraverso la colonna verticale. Credito Laboratorio Prakash, Stanford

Tuttavia, il modo esatto in cui cadono queste delicate particelle (la profondità media dell’oceano è di 4 chilometri, o 2,5 miglia) è rimasto un mistero fino ad ora. I ricercatori hanno svelato il mistero usando un’invenzione insolita: un microscopio rotante. Il dispositivo si muove come gli organismi si muovono al suo interno, simulando spostamenti verticali su distanze infinite e regolando aspetti come temperatura, luce e pressione per emulare condizioni oceaniche specifiche. Negli ultimi cinque anni, gli autori dello studio hanno portato i loro microscopi personalizzati su navi da ricerca in tutti i principali oceani del mondo, dall’Artico all’Antartide. In una recente spedizione nel Golfo del Maine, hanno raccolto neve marina appendendo trappole nell’acqua, quindi hanno rapidamente analizzato il processo di affondamento delle particelle nel loro microscopio rotante. Poiché la neve marina è un ecosistema vivente, è importante effettuare queste misurazioni in mare. Il microscopio rotante ha permesso al team di osservare la neve marina nel suo ambiente naturale in modo estremamente dettagliato, anziché in un laboratorio distante, per la prima volta. I risultati hanno sbalordito i ricercatori. Hanno rivelato che la neve marina a volte crea strutture mucose simili a paracadute che raddoppiano effettivamente il tempo in cui gli organismi si soffermano nei primi 100 metri dell’oceano. Questa sospensione prolungata aumenta la probabilità che altri microbi scompongano il carbonio organico all’interno delle particelle di neve marina e lo riconvertano in carbonio organico prontamente disponibile per altro plancton, bloccando l’assorbimento di anidride carbonica dall’atmosfera.(30Science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla