Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Il caldo può danneggiare lo sviluppo dei neonati

(9 Ottobre 2024)

Roma – L’esposizione a livelli elevati di calore può avere effetti negativi sulla crescita dei feti durante la gravidanza e dei neonati fino all’età di due anni. E’ quanto emerge da una ricerca guidata dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine i cui risultati sono stati pubblicati su The Lancet Planetary Health. Lo studio è il primo del suo genere a dimostrare che lo stress da calore può influire sullo sviluppo dei bambini dopo la nascita e si aggiunge alle ricerche precedenti che dimostrano l’impatto dello stress da calore sullo sviluppo fetale. La ricerca, che ha esaminato dati di neonati e delle loro madri raccolti durante una sperimentazione clinica in Gambia, ha rilevato una piccola diminuzione del peso alla nascita per l’età gestazionale per ogni aumento di 1 °C dello stress termico medio giornaliero durante il primo trimestre. I risultati mostrano anche che i neonati fino a due anni esposti a calore elevato nel loro ambiente possono avere pesi e altezze inferiori per la loro età. Le maggiori diminuzioni sono state osservate nei neonati di età compresa tra 6 e 18 mesi che avevano sperimentato livelli medi giornalieri più elevati di stress da calore nel precedente periodo di tre mesi. A 12 mesi di età, i neonati esposti a un valore medio di stress termico equivalente a 30°C avevano maggiori probabilità di avere un peso ridotto in base alla loro altezza ed età, rispetto a quelli esposti a uno stress termico equivalente a 25°C. Lo stress da calore si verifica quando il modo in cui il nostro corpo controlla la sua temperatura interna è compromesso da fattori esterni come il meteo o l’attività fisica. Nello studio, lo stress da calore è stato definito utilizzando l’Universal Thermal Climate Index, che considera fattori tra cui calore, umidità, velocità del vento e radiazione solare e assegna una temperatura equivalente (°C) con un rischio associato di sviluppare stress da calore. La Dott.ssa Ana Bonell, autrice principale dello studio, ha affermato: “Il nostro studio dimostra che le crisi intersecanti del cambiamento climatico, dell’insicurezza alimentare e della denutrizione stanno colpendo in modo sproporzionato i più vulnerabili, compresi i bambini piccoli. Questi risultati si basano su prove precedenti che dimostrano che il primo trimestre è un periodo vulnerabile all’esposizione al calore ed è importante che ora prendiamo in considerazione quali fattori potrebbero contribuire a questa relazione. È probabile che lo stress da calore possa avere un impatto sull’appetito, sull’assunzione di cibo e sulla sua disponibilità, e stiamo anche già valutando se potrebbero esserci effetti diretti sui percorsi cellulari e infiammatori, che si aggiungono alla già ridotta capacità delle madri incinte e dei neonati di regolare la propria temperatura corporea”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla