Roma – La biodiversità che abita l’oceano è in crisi. È quanto si legge in “Navigating the Future VI”, il rapporto scritto a più mani da esperti dell’European Marine Board, un organismo consultivo non governativo indipendente che rappresenta oltre 10.000 scienziati marini in tutta Europa, in cui Carlos Pereira Dopazo, dell’Università di Santiago de Compostela, in Spagna, è autore principale del capitolo su Oceano e biodiversità. Dal rapporto emerge che le specie oceaniche, sia di grandi dimensioni che piccole, sono molto meno descritte delle loro controparti terrestri, il che rende più difficile misurarne il declino. La pubblicazione, NFVI, si concentra sul ruolo critico che l’oceano svolge nel più ampio sistema terrestre. L’obiettivo del gruppo di lavoro, operativo da ottobre 2022 a ottobre 2024, che comprende 33 esperti provenienti da 16 paesi europei, è quello di fornire ai governi, decisori politici e finanziatori una consulenza scientifica solida e indipendente sul futuro dei mari e sulla ricerca oceanica. Con la COP16 sulla biodiversità già in pieno svolgimento a Cali, Colombia, è giunto, secondo i ricercatori, il momento di riflettere ulteriormente sulla necessità di comprendere meglio la biodiversità oceanica. ” Il cambiamento climatico sta causando il riscaldamento dell’oceano e ciò costringe le specie a spostarsi per trovare condizioni a cui sono adattate”, ha detto Pereira Dopazo. “Ma, non comprendiamo appieno le implicazioni di questi spostamenti”, ha continuato Pereira Dopazo. “Quando le specie si spostano in nuovi habitat, potrebbero diffondere microrganismi che potrebbero causare un’epidemia tra le specie autoctone o, al contrario, i nuovi arrivati potrebbero essere suscettibili nel soffrire di un’epidemia a loro volta”, ha osservato Pereira Dopazo. “Per evitare tali eventi epidemici, che potrebbero portare a estinzioni locali, dobbiamo capire molto di più sui microrganismi patogeni e dove vivono “, ha affermato Pereira Dopazo. Il capitolo NFVI Ocean and Biodiversity presenta le domande di ricerca in corso sulla biodiversità oceanica e la sua evoluzione man mano che la Terra cambia. Le raccomandazioni presenti nello scritto sono quelle di concentrarsi e affrontare domande come, quali combinazioni di metodi tassonomici tradizionali e nuovi metodi genomici si possono utilizzare per accelerare l’identificazione delle specie e rendere più completo il monitoraggio della biodiversità; dove si trovano i microrganismi marini patogeni e se potrebbero rappresentare un rischio epidemico futuro per le specie marine; dove si sposteranno le specie marine, come i pesci di importanza commerciale, man mano che il clima cambia e l’oceano si riscalda, e come evitare conflitti umani quando le specie si spostano in nuove aree; quali nuove attività umane influenzeranno la biodiversità marina in futuro e come mitigare questi rischi; in che modo le specie invasive influenzeranno gli ecosistemi marini autoctoni; , infine, partendo dalla constatazione che la conservazione e il ripristino delle specie oceaniche e degli ecosistemi sono costosi, indagare su quale sia il costo economico e sociale finale dell’inazione.(30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
NFVI, la biodiversità oceanica è a rischio
(29 Ottobre 2024)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.