Valentina Di Paola

Quei leoni erano davvero “mangiatori di uomini”

(11 Ottobre 2024)

Roma – Nel Kenya del XIX secolo, i leoni di Tsavo seguivano un’alimentazione molto variegata, nutrendosi di zebre, gnu, giraffe e…esseri umani. Lo dimostra uno studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, condotto dagli scienziati dell’Università dell’Illinois a Urbana-Champaign e del Field Museum of Natural History di Chicago. Il team, guidato da Ripan Malhi e Alida de Flamingh, ha analizzato il materiale genetico raccolto dai peli e dai denti di due esemplari conservati nel museo di Tsavo e risalenti al 1890. Stando a quanto emerge dall’indagine, questi animali predavano una grande varietà di specie, tra cui esseri umani, giraffe e gnu. Secondo gli scienziati, questi mangiatori di uomini di Tsavo avrebbero ucciso decine di persone, compresi i lavoratori che transitavano lungo la ferrovia Kenya-Uganda. “Con l’avanzare delle biotecnologie – spiega Malhi – abbiamo inaspettate fonti di conoscenza, come nel nostro caso la genomica, che possono rivelarci informazioni sul passato. I nostri risultati mostrano l’ecologia e l’alimentazione dei leoni del passato, ma allo stesso tempo aprono una finestra sugli impatti della colonizzazione sulla vita in questa regione dell’Africa”. Gli autori hanno ideato un metodo per estrarre e analizzare il DNA dai singoli peli di specie preda trovate nei denti di esemplari storici conservati nel museo. Questo approccio può essere impiegato anche in altre applicazioni. “Speriamo che altri ricercatori – aggiunge Tom Gnoske, altra firma dell’articolo – possano applicare il nostro metodo per analizzare il DNA di prede raccolto da teschi e denti di altri animali. Nel nostro lavoro siamo rimasti sorpresi di trovare peli di gnu. Questo suggerisce che i leoni di Tsavo potrebbero aver viaggiato più lontano di quanto si pensasse in precedenza, o che nella regione fossero presenti degli gnu”. In effetti, precisano gli autori, l’area più vicina nota per il pascolo degli gnu è a oltre 80 chilometri di distanza dal luogo in cui sono stati ritrovati i leoni. Nei prossimi step, gli scienziati sperano di rispondere agli interrogativi ancora irrisolti. I peli stratificati potrebbero contribuire ad esempio a ricostruire le abitudini alimentare dei leoni in età diverse. “Questa metodologia – conclude Malhi – potrebbe essere anche applicata all’analisi di esemplari più antichi e apre la strada a una nuova tipologia di indagine sul passato”.(30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).