Lucrezia Parpaglioni

Svelato perché le persone pensano di avere ragione anche quando sbagliano

(11 Ottobre 2024)

Roma – Le persone presumono naturalmente di avere tutte le informazioni necessarie per prendere una decisione o sostenere la propria posizione, anche quando non le hanno, questo a causa di quello che i ricercatori hanno chiamato “illusione di adeguatezza delle informazioni”. Lo rivela uno studio guidato da Angus Fletcher, professore di inglese alla Ohio State University e membro del Project Narrative dell’università, riportato su PLoS ONE. “Abbiamo scoperto che, in generale, le persone non si fermano a pensare se potrebbero esserci altre informazioni in grado di aiutarle nel prendere una decisione più informata”, ha detto Fletcher. “Se si forniscono alle persone alcune informazioni che sembrano coincidere, la maggior parte di esse dirà ‘mi sembra giusto’ e seguirà questa strada”, ha continuato Fletcher. Lo studio ha coinvolto 1.261 americani che hanno partecipato online. Questi sono stati divisi in tre gruppi che hanno letto un articolo su una scuola immaginaria in cui non vi era acqua a sufficienza. Un gruppo ha letto un articolo che forniva solo le ragioni per cui la scuola avrebbe dovuto fondersi con un’altra che disponeva di acqua sufficiente; un secondo gruppo ha letto un articolo che forniva solo le ragioni per rimanere separati e sperare in altre soluzioni; il terzo gruppo di controllo ha letto tutti gli argomenti a favore della fusione e della separazione delle scuole. “I risultati hanno mostrato che i due gruppi che hanno letto solo metà dell’articolo, o solo le argomentazioni a favore della fusione o solo quelle contro la fusione, ritenevano comunque di avere informazioni sufficienti per prendere una buona decisione”, ha affermato Fletcher.  “La maggior parte di loro ha dichiarato che avrebbe seguito le raccomandazioni contenute nell’articolo letto”, ha evidenziato Fletcher. “Quelli che avevano solo metà delle informazioni erano in realtà più sicuri della loro decisione di fondersi o rimanere separati rispetto a quelli che avevano la storia completa”, ha dichiarato Fletcher. “Erano abbastanza sicuri che la loro decisione fosse quella giusta, anche se non avevano tutte le informazioni”, ha proseguito Fletcher. Inoltre, i partecipanti che avevano metà delle informazioni hanno dichiarato di pensare che la maggior parte delle persone avrebbe preso la loro stessa decisione. “C’è stata una buona notizia dallo studio: alcuni dei partecipanti che avevano ricevuto solo una parte della storia hanno poi letto le argomentazioni a favore dell’altra parte e, molti di questi partecipanti erano disposti a cambiare idea sulla loro decisione una volta che erano venuti a conoscenza di tutti i fatti”, ha aggiunto Fletcher. Questo potrebbe non funzionare sempre, soprattutto su questioni ideologiche radicate.  In questi casi, le persone possono non fidarsi delle nuove informazioni o cercare di riformularle per adattarle alle loro opinioni preesistenti. “Ma, la maggior parte dei conflitti interpersonali non riguarda l’ideologia: si tratta solo di incomprensioni nel corso della vita quotidiana”, ha precisato Fletcher. “I risultati offrono un complemento alla ricerca sul cosiddetto realismo ingenuo, ovvero la convinzione che la comprensione soggettiva di una situazione sia la verità oggettiva”, ha spiegato Fletcher.  “La ricerca sul realismo ingenuo si concentra spesso sul fatto che le persone hanno una comprensione diversa della stessa situazione”, ha continuato Fletcher. “Ma – ha specificato Fletcher – l’illusione dell’adeguatezza dell’informazione dimostra che le persone possono condividere la stessa comprensione, se entrambe dispongono di informazioni sufficienti”. Fletcher, che studia il modo in cui gli individui sono influenzati dal potere delle storie, ha sottolineato che le persone dovrebbero assicurarsi di conoscere la storia completa di una situazione prima di prendere posizione o una decisione. “Come abbiamo scoperto in questo studio, c’è una modalità predefinita in cui le persone pensano di conoscere tutti i fatti rilevanti, anche se non è così”, ha osservato Fletcher. “La prima mossa da fare quando si è in disaccordo con qualcuno dovrebbe essere quella di pensare: “C’è qualcosa che mi sfugge che mi aiuterebbe a vedere la sua prospettiva e a capire meglio la sua posizione?”, ha suggerito Fletcher. “Questo è il modo per combattere l’illusione dell’adeguatezza delle informazioni”, ha concluso Fletcher.(30Science.com)

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.