Valentina Di Paola

Nuovo potenziale trattamento per un sottotipo di cancro alla prostata

(4 Ottobre 2024)

Roma – Le alterazioni del gene CDK12 determinano lo sviluppo di un sottotipo di cancro alla prostata, ma possono essere contrastate con un degradatore specifico. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge da una coppia di studi, pubblicati entrambi sulla rivista Cell Reports Medicine, condotti dagli scienziati del Rogel Cancer Center dell’Università del Michigan. Il team, guidato da Arul M. Chinnaiyan, descrive i meccanismi con cui le alterazioni nel gene CDK12 possono influenzare la formazione e lo sviluppo del cancro alla prostata. Lo stesso gruppo di ricerca aveva scoperto mutazioni del gene CDK12 nel sette per cento dei pazienti oncologici con neoplasia prostatica metastatica, ipotizzando che fosse associata a una forma più aggressiva della malattia. I campioni tumorali mostrano che il gene svolge un ruolo anche in alcuni tumori ovarici. Nell’ambito del lavoro, gli autori hanno creato un modello murino per riprodurre le alterazioni genetiche osservate. “La perdita di CDK12 nella prostata degli animali – riporta Chinnaiyan – provocava la formazione di lesioni precursori nella prostata. Quando abbiamo aggiunto la perdita dell’oncogene p53, i topi hanno sviluppato un cancro alla prostata invasivo. Abbiamo dimostrato che la perdita di CDK12 induce danni al DNA attivando altri geni cancerogeni”. I ricercatori hanno inoltre scoperto che un gene partner, CDK13, potrebbe svolgere un ruolo nel contrastare terapeuticamente l’alterazione. I test su linee cellulari e topi hanno mostrato che il degradatore si lega specificamente a CDK12 e CDK13 e blocca la crescita delle cellule cancerose rispetto alle cellule normali. Il principio attivo può essere assunto per via orale e può essere somministrato in combinazione con delle terapie esistenti che prendono di mira il pathway AKT. “Sappiamo che non è semplice individuare un potenziale trattamento per il cancro – conclude Chinnaiyan – se riuscissimo, però, a trovare il dosaggio corretto, potremmo impedire lo sviluppo di meccanismi di resistenza. Saranno ovviamente necessari ulteriori approfondimenti, ma il nostro lavoro rappresenta una base davvero promettente”. (30Science.com)

Valentina Di Paola
Classe ’94, cresciuta a pane e fantascienza, laureata in Scienze della comunicazione, amante dei libri, dei gatti, del buon cibo, dei giochi da tavola e della maggior parte di ciò che è anche solo vagamente associato all’immaginario nerd. Collaboro con 30science dal gennaio 2020 e nel settembre 2021 ho ottenuto un assegno di ricerca presso l’ufficio stampa dell’Istituto di ricerca sugli ecosistemi terrestri del Consiglio nazionale delle ricerche. Se dovessi descrivermi con un aggettivo userei la parola ‘tenace’, che risulta un po’ più elegante della testardaggine che mi caratterizza da prima che imparassi a usare la voce per dar senso ai miei pensieri. Amo scrivere e disegnare, non riesco a essere ordinata, ma mi piace pensare che la mia famiglia e il mio principe azzurro abbiano imparato ad accettarlo. La top 3 dei miei sogni nel cassetto: imparare almeno una lingua straniera (il Klingon), guardare le stelle più da vicino (dal Tardis), pilotare un velivolo (il Millennium Falcon).