Roma – Testata una nuova infusione di nanoparticelle che mira con precisione all’infiammazione e attiva il sistema immunitario per aiutare a eliminare la placca arteriosa. A farlo i ricercatori della Michigan State University. I risultati sono descritti su Nature Communications. L’infiammazione delle arterie è uno dei principali precursori e fattori scatenanti delle malattie cardiovascolari, il primo killer negli Stati Uniti. Questa infiammazione è associata all’accumulo di placche pericolose all’interno delle arterie. Per colpire questa infiammazione sono necessari trattamenti avanzati. “Ci sono due cose diverse che sembrano spaventare le persone quando si parla di placche e molte persone non capiscono bene la differenza tra loro”, ha detto Bryan Smith, professore associato presso il Dipartimento di Ingegneria Biomedica del College of Engineering e dell’Institute for Quantitative Health Science and Engineering della MSU. “Il primo caso – ha spiegato Smith – è quando l’arteria si blocca e si verifica, ad esempio, un’ostruzione del 95%-99%”. “Spesso si manifestano sintomi come dolore o pressione al petto, nausea e vertigini e i medici inseriscono uno stent nell’arteria per aumentare il flusso sanguigno”, ha continuato Smith. “Il secondo caso ha luogo quando la placca è altamente infiammatoria”, ha aggiunto Smith. “Questo può rendere la placca vulnerabile alla rottura, che può portare all’ostruzione delle arterie in altre parti del corpo”, ha precisato Smith. “È questo il caso più spaventoso che porta alla maggior parte degli attacchi cardiaci”, ha sottolineato Smith. “Poiché tali placche non bloccano necessariamente gran parte dell’arteria e gli effetti della rottura possono bloccare completamente il flusso sanguigno all’improvviso, un attacco cardiaco può apparire dal nulla”, ha specificato Smith. Smith e la sua squadra di ricerca, tra cui i coautori Yapei Zhang e Manisha Kumari, hanno creato nanoparticelle, ovvero materiali più sottili di un capello umano, che hanno utilizzato per sviluppare un’infusione di nanoterapia. La nanoterapia colpisce selettivamente uno specifico tipo di cellule immunitarie che si muovono all’interno della placca e ne fanno parte. Queste cellule trattate “mangiano” parti del nucleo della placca, rimuovendola dalla parete dell’arteria e riducendo i livelli di infiammazione dei vasi sanguigni. Precedenti studi condotti da Smith e dai suoi collaboratori, il Laboratorio Leeper dell’Università di Stanford, hanno testato l’infusione su topi e ora su modelli suini, per dimostrarne l’efficacia e, soprattutto, l’assenza di effetti collaterali grazie alla precisione del bersaglio immunitario. “Utilizzando scansioni PET, tomografia a emissione di positroni, siamo stati in grado di misurare gli effetti della terapia sulle arterie dei maiali”, ha dichiarato Smith. “Abbiamo dimostrato in modelli animali come i maiali che possiamo diminuire i livelli di infiammazione nella placca non solo sulla base di questa tecnica di imaging PET usata clinicamente, ma anche attraverso saggi molecolari”, ha evidenziato Smith. “E, cosa altrettanto importante, non abbiamo riscontrato alcuno degli effetti collaterali che si sarebbero potuti prevedere se la terapia non fosse stata mirata con precisione”, ha affermato Smith. Gli studi precedenti sui topi richiedevano l’infusione di centinaia di microlitri di nanoterapia ma, più recentemente, Smith e il suo gruppo di ricerca hanno ottenuto un impatto misurabile nei maiali scalando la quantità prodotta a litri. Questi volumi sono nella gamma necessaria per l’uso umano. Lo studio rappresenta un passo fondamentale verso la trasposizione in studi clinici sui pazienti di terapie cardiovascolari più sicure ed efficaci. (30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
Nuova infusione di nanoparticelle pulisce le arterie
(14 Ottobre 2024)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.