Lucrezia Parpaglioni

Lo scorbuto è più comune di quanto si pensi

(8 Ottobre 2024)

Roma – Lo scorbuto, o carenza di vitamina C, non è solo la vecchia malattia che colpiva i marinai nel diciottesimo secolo. Lo dimostra il caso di una donna di 65 anni con problemi di mobilità e isolamento sociale, descritto in un articolo pubblicato da Kevin R. Murray, Diana Cagliero, Thomas Kiebalo and Sarah Engelhart, dell’Università di Toronto, in Ontario, sul CMAJ, Canadian Medical Association Journal. I medici descrivono come lo scorbuto debba essere preso in considerazione nei pazienti con emorragie anomale e sintomi aspecifici. La paziente si è recata al pronto soccorso di un ospedale del centro di Toronto per dolore e debolezza alle gambe, lesioni cutanee e pallore generale. Inoltre, soffriva di diverse condizioni di salute croniche. La sua capacità di fare la spesa, di cucinare e di svolgere altre attività quotidiane era limitata a causa di problemi di mobilità e aveva poco sostegno esterno. Si nutriva per lo più di zuppa e pesce in scatola, senza prodotti freschi. “Questo caso rappresenta un esempio complesso di insicurezza alimentare che si manifesta con una diagnosi non comune”, ha dichiarato Engelhart. “Una diagnosi unificante è stata individuata solo dopo una valutazione dettagliata della sua storia sociale e alimentare”, ha continuato Engelhart. La carenza di vitamina C è più comune del previsto anche nel ventunesimo secolo, con una prevalenza del 5,9% negli Stati Uniti e tassi che potrebbero raggiungere il 25% in alcuni gruppi di basso livello socioeconomico nel Regno Unito. Poiché i sintomi sono spesso aspecifici, come affaticamento, debolezza e mancanza di respiro, la diagnosi può essere difficile. La paziente fumava anche, il che contribuisce alla carenza di vitamina C. Una volta iniziato il trattamento con la vitamina C, i sintomi sono migliorati e un esame del sangue per la carenza di vitamina C ha confermato la diagnosi. I medici dovrebbero prestare attenzione alla carenza di vitamina C quando valutano i pazienti, compresi i bambini e gli anziani isolati, con modelli alimentari restrittivi, come per esempio persone con disturbo dello spettro autistico o seguono una dieta a base di tè e pane tostato, che fumano sigarette, che hanno un disturbo da uso di sostanze o che hanno la sindrome da malassorbimento. Gli autori invitano a valutare con attenzione l’insicurezza alimentare, che è un fattore di rischio e riguarda circa una famiglia canadese su cinque. (30Science.com)

 

Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.