Roma – Le noci di mare, meduse scientificamente note come Mnemiopsis leidyi, se vengono ferite profondamente, possono fondersi con un altro individuo. A documentare questa curiosa capacità uno studio, pubblicato sulla rivista Current Biology, condotto dagli scienziati dell’Università di Exeter e del National Institutes of Natural Sciences di Okazaki. Il team, guidato da Kei Jokura, ha osservato una popolazione di meduse in una vasca di acqua di mare in laboratorio. Due esemplari di noci di mare, riportano gli esperti, possono unirsi in un solo individuo, sincronizzando le contrazioni muscolari e unendo i tratti digestivi.
“Gli ctenofori – osserva Jokura – potrebbero non avere un sistema di alloriconoscimento, ovvero la capacità di distinguere tra sé e gli altri. I nostri risultati suggeriscono che due individui separati possono rapidamente unire i loro sistemi nervosi e condividere potenziali d’azione”. Nell’ambito dell’indagine, gli autori hanno notato un individuo insolitamente grande che sembrava dotato di due estremità posteriori e due strutture sensoriali note come organi apicali. Successivamente, gli scienziati hanno rimosso lobi parziali da altri esemplari, che sono stati accoppiati tra loro. Nove coppie si sono unite in un unico individuo, che è sopravvissuto per almeno tre settimane. Ulteriori studi hanno dimostrato che dopo una sola notte, i due individui originali si sono fusi. “Siamo rimasti davvero sorpresi da questa caratteristica – commenta Jokura – specialmente perché bastava una sola notte per completare il processo iniziale. Le meduse potevano espellere i prodotti di scarto della digestione da entrambi gli ani, anche se non contemporaneamente. Nei prossimi approfondimenti, sarà interessante valutare questo comportamento in ottica di medicina rigenerativa”. “I meccanismi di alloriconoscimento – conclude – sono correlati al sistema immunitario e la fusione dei sistemi nervosi è strettamente legata alla ricerca sulla rigenerazione. Svelare i meccanismi molecolari alla base di questa fusione potrebbe far progredire queste aree di ricerca cruciali”. (30Science.com)