Roma – Chiarire l’impatto dei livelli elevati di anidride carbonica (CO2) atmosferica sulla salute umana. Questo l’obiettivo di uno studio guidato dalla Università di San Paolo, pubblicato su Chemical Research in Toxicology. Livelli elevati di anidride carbonica (CO2) nell’atmosfera possono alterare non solo il clima del nostro pianeta, ma anche il funzionamento delle nostre cellule. Il gas interagisce con il perossido di idrogeno (H2O2), che svolge varie funzioni nel corpo umano, dando origine a un potente ossidante chiamato perossimonocarbonato. “Sempre più prove stanno emergendo che il perossimonocarbonato è importante sia nelle risposte adattive delle cellule tramite segnalazione redox sia nella disfunzione cellulare. Ci sono anche prove epidemiologiche che i livelli di CO2 che le nostre città stanno per raggiungere causano una serie di problemi fisiologici. E i meccanismi alla base della tossicità della CO2 sono poco compresi”, ha affermato Ohara Augusto , professoressa ordinaria presso l’Istituto di chimica dell’Università di San Paolo (IQ-USP) in Brasile. Il nuovo studio descrive un nuovo metodo per rilevare il perossimonocarbonato nelle cellule basato sull’uso di sonde molecolari fluorescenti. Questa è la prima volta che la sostanza è stata rilevata nelle cellule. “Questa ricerca è importante sia perché ha prodotto un metodo per dimostrare che il perossimonocarbonato viene prodotto in determinate condizioni, comprese quelle cellulari, sia perché ha sollevato questo argomento di discussione, un vantaggio considerando la scarsa attenzione prestata alla CO2 nel campo redox”, ha affermato Augusto. Per rilevare il perossimonocarbonato, i ricercatori hanno misurato la fluorescenza delle sonde di boronato. Hanno prima progettato una reazione enzimatica che ha prodotto concentrazioni fisiologiche allo stato stazionario di perossido di idrogeno e misurato la fluorescenza della sonda di boronato in presenza e assenza di CO2. I boronati vengono utilizzati per rilevare perossido di idrogeno, perossinitrito, acido ipocloroso e perossimonocarbonato, tra le altre sostanze, che reagiscono con loro a diverse velocità e intensità, consentendo l’identificazione di questi ossidanti. Nello studio, i macrofagi sono stati attivati per generare perossido di idrogeno. I macrofagi sono cellule del sistema immunitario che generano diversi ossidanti, a seconda del tipo di attivazione. I ricercatori hanno condotto diversi esperimenti di controllo e hanno concluso che le cellule non generavano perossinitrito o acido ipocloroso, ma generavano perossimonocarbonato in presenza di CO2. “Questo è un metodo relativamente semplice per rilevare il perossimonocarbonato in concentrazioni fisiologiche di perossido di idrogeno e CO2. In passato era impossibile, ma ora i ricercatori possono concludere che alcuni effetti osservati nelle cellule, come una maggiore ossidazione di alcune proteine o risposte cellulari, potrebbero essere dovuti al perossimonocarbonato e saranno in grado di testare questa scoperta”, ha affermato Augusto.(30Science.com)