Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Per ripristinare le foreste non basta piantare alberi

(3 Settembre 2024)

Roma – Un approccio olistico è indispensabile per ripristinare le foreste senza commettere gravi errori, E’ quanto sostiene l’ecologo microbico Jake Robinson nel suo volume Treewilding del quale si è dato conto sulla prestigiosa rivista Nature. Robinson si chiede se piantare semplicemente alberi sia la soluzione alla deforestazione. Sebbene le iniziative di piantagione di alberi siano in corso dalla seconda guerra mondiale, sono esplose dall’inizio del secolo. Il pubblico è diventato sempre più consapevole del fatto che gli alberi possono aiutare a prevenire l’erosione e la disidratazione del suolo e sono fondamentali per mitigare il cambiamento climatico sequestrando il carbonio. A livello globale, l’area delle foreste piantate è aumentata da 170 milioni di ettari nel 1990 a 293 milioni di ettari nel 2020. Le iniziative di piantagione di alberi sono utilizzate da molte organizzazioni per “ripulire” le loro elevate impronte di carbonio. Tuttavia, a meno che non siano studiate a fondo e ben implementate, la piantagione di alberi può fare più male che bene agli ecosistemi. Spesso, un solo tipo di albero viene piantato in ampie fasce di terra. Tali monocolture riducono la biodiversità, in termini di specie vegetali e di fauna selvatica e microrganismi ad esse associati. Poiché alberi della stessa specie sono suscettibili alle stesse malattie, un’intera foresta può essere spazzata via in una volta. Inoltre, gli alberi non autoctoni possono essere specie invasive, interrompendo gli ecosistemi locali in delicato equilibrio. Per risolvere anziché aggravare le crisi ambientali, sostiene Robinson, è necessario un approccio più informato. I regolatori devono comprendere le profonde connessioni che alberi e foreste condividono con persone, animali e microbi . Ne parla con Forrest Fleischman, uno studioso di politica forestale e ambientale, che sottolinea come i popoli indigeni dipendano dalle foreste per l’agricoltura di sussistenza e il pascolo degli animali. Propone che le persone non dovrebbero solo piantare alberi, ma “coltivarli”. Ciò significa sapere quali specie si adattano a un’area e come sono collegate alla vita della gente del posto e alla fauna selvatica. I coltivatori dovrebbero sfruttare le conoscenze locali e dedicare tempo e denaro alla cura dei giovani alberi. Robinson conclude infine sostenendo che la rigenerazione naturale, ovvero lasciare che un bosco danneggiato si ripari da solo, è uno dei modi migliori per ripristinare le foreste. Paragona questo fenomeno a una fenice: “Proprio come l’uccello mitico rinasce dalle sue stesse ceneri, una foresta può rigenerarsi dai resti della sua stessa distruzione”. (30Science.com)

Gianmarco Pondrano d'Altavilla