Gianmarco Pondrano d'Altavilla

Per preservare la biodiversità, è essenziale catalogare digitalmente tutte le piante del mondo

(25 Settembre 2024)

Roma – La catalogazione digitale di oltre 300 milioni di esemplari di piante conservati nei musei di tutto il mondo potrebbe fornire informazioni fondamentali su come preservare la biodiversità durante i cambiamenti climatici. E’ quanto sostengono i ricercatori della McGill University che hanno pubblicato uno studio su Nature Communications. La catalogazione digitale, o digitalizzazione, di un campione di erbario comporta la registrazione del nome della specie e della posizione originale e il caricamento di tale registrazione in un archivio digitale accessibile al pubblico. “Questi tipi di osservazioni georeferenziate sulla biodiversità sono fondamentali per informare la conservazione, poiché forniscono informazioni dettagliate sulla distribuzione geografica delle specie in tutto il paese”, ha affermato Isaac Eckert, autore principale dello studio. “I nostri risultati dimostrano che la digitalizzazione degli esemplari rimanenti è probabilmente un metodo efficiente e fattibile per raccogliere i dati essenziali sulla biodiversità di cui abbiamo bisogno per orientare politiche e azioni”, ha affermato Eckert. Mentre le nazioni di tutto il mondo si impegnano a raggiungere i loro obiettivi di conservazione per il 2030 e il 2050, la disponibilità e la qualità dei dati sulla biodiversità saranno fondamentali per il loro successo, hanno affermato i ricercatori. I ricercatori hanno inoltre espresso la speranza che le loro scoperte contribuiscano a sostenere la necessità di aumentare i finanziamenti agli erbari, in un momento in cui alcuni erbari attivi sono minacciati dalla mancanza di finanziamenti, come si è visto con la recente chiusura dell’erbario della Duke University. “Dimostriamo che investire negli erbari, nelle loro collezioni e negli esperti che li curano è potenzialmente uno dei modi più efficaci per generare nuovi dati sulla biodiversità”, ha affermato Eckert.(30Science.com)

 

Gianmarco Pondrano d'Altavilla