Roma – Il profondo legame delle persone con l’oceano, la loro “identità marina”, può aiutarci a ridefinire il rapporto della società con i mari, migliorandone la conversazione suggerisce una nuova ricerca guidata dalla dottoressa Pamela Buchan dell’Università di Exeter, pubblicata su People and Nature. Un gruppo eterogeneo e internazionale di ricercatori e professionisti del settore marino si è incontrato per discutere dell’identità marina, basandosi su testimonianze e foto provenienti da diversi Paesi. Il gruppo comprendeva Diz Glithero della Canadian Ocean Literacy Coalition, la dottoressa Emma McKinley dell’Università di Cardiff che ha contribuito a organizzare il workshop e altri provenienti da Europa, Africa, Indonesia, Nord America e Australasia. Hanno trovato molti temi comuni, tra cui tradizioni e costumi, e la dipendenza dall’oceano per scopi ricreativi, di sostentamento, di salute e di sostentamento. Hanno anche scoperto delle differenze, come i modi negativi in cui l’oceano può far parte dell’identità, in particolare per coloro le cui comunità e i cui mezzi di sostentamento sono a rischio a causa di condizioni meteorologiche estreme. Il gruppo ha concordato una definizione ampia di identità marina: “Un’identità radicata nel modo in cui l’oceano come luogo supporta il senso di sé”. Questa è la prima volta che è stata concordata una definizione internazionale e interculturale di identità marina. La dottoressa Pamela Buchan, ricercatrice in scienze sociali marine, ha affermato: “La sfida 10 del Decennio delle Nazioni Unite per le scienze oceaniche per lo sviluppo sostenibile (2021-2030) richiede il ripristino del rapporto della società con l’oceano. Sappiamo che l’identità guida le persone più dei valori e che le persone reagiscono alle minacce al loro senso di sé. Di conseguenza, l’identità marina potrebbe avere un impatto potente sulla protezione e il ripristino dell’oceano. Sebbene molte persone si sentano profondamente legate all’oceano, potrebbero non pensare a questo in termini di ‘identità marina’.” Aiutando a definire e ad aumentare la consapevolezza del termine, i ricercatori sperano di promuovere la “cittadinanza marina”, ovvero le persone che esercitano il loro diritto a essere coinvolte nel processo decisionale marino e ad assumersi la responsabilità dell’oceano. Il dott. Buchan ha aggiunto: “Possiamo promuovere questo obiettivo incoraggiando un facile accesso all’oceano per tutti, fin dalla giovane età. Nel Regno Unito, ad esempio, essendo una nazione insulare, molte persone hanno una forte identità marina, ma spesso il mare è visto come qualcosa di remoto, da visitare e poi da cui ritirarsi. Consideriamo la conservazione e la gestione delle risorse marine una questione di politica governativa e non abbiamo politiche che consentano direttamente la gestione locale. Ci auguriamo che la nostra ricerca contribuisca a rafforzare il concetto di identità marina, a dare alle persone gli strumenti per proteggere l’oceano e a incoraggiare i decisori a considerare attivamente le relazioni che le persone hanno con il mare”. (30Science.com)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla
L'”identità marina” può aiutare a ripristinare ecologia dell’oceano
(18 Settembre 2024)
Gianmarco Pondrano d'Altavilla