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Trovate le cause neurologiche del perché cediamo sotto pressione

(16 Settembre 2024)

Roma – Una analisi condotta sulle scimmie rivela che il crollare sotto il peso dello stress è collegato a un calo di attività di particolari neuroni. L’analisi è stata condotta da un team guidato dalla Carnegie Mellon University e i risultati sono stati pubblicati su “Neuron”. “Lo vedi ovunque, lo vedi nello sport, in tutti i tipi di sport diversi e anche al di fuori dello sport”, afferma Steven Chase, neuroscienziato alla Carnegie Mellon University di Pittsburgh, Pennsylvania, primo autore dello studio. Fallire sotto stress non è un’esclusiva degli esseri umani. Allo stesso modo in cui un tennista potrebbe sbagliare un colpo decisivo, anche le scimmie possono avere prestazioni inferiori in situazioni similari. Il team ha impostato un compito al computer in cui le scimmie ricevevano una ricompensa dopo aver mosso rapidamente e con precisione un cursore su un bersaglio. Ogni tentativo forniva alle scimmie degli indizi sul fatto che la ricompensa sarebbe stata piccola, media, grande o “jackpot”. Le ricompense jackpot erano rare e insolitamente grandi, creando una situazione di posta in gioco alta e alta ricompensa. Utilizzando un minuscolo chip ricoperto di elettrodi impiantato nel cervello delle scimmie, il team ha osservato come l’attività neuronale cambiava tra gli scenari di ricompensa. Il chip era situato sulla corteccia motoria, un’area del lobo frontale che controlla il movimento. I ricercatori hanno scoperto che, negli scenari jackpot, l’attività dei neuroni associati alla preparazione motoria diminuiva. La preparazione motoria è il modo in cui il cervello fa calcoli su come completare un movimento, simile all’allineamento di una freccia su un bersaglio prima di scagliarla. Il calo della preparazione motoria significava che i cervelli delle scimmie erano poco preparati e quindi avevano prestazioni inferiori. I risultati “ci aiutano a capire come il comportamento mediato dalla ricompensa-risultato non sia lineare”, afferma Bita Moghaddam, neuroscienziata comportamentale presso l’Oregon Health & Science University di Portland. In una certa misura, “non si ottiene un rendimento migliore all’aumentare della ricompensa”, afferma Moghaddam. I ricercatori hanno poi indagato perché la preparazione motoria diminuisce in scenari ad alto rischio. Un’analisi di come la motivazione delle ricompense e la preparazione neurale fossero correlate alle prestazioni delle scimmie ha suggerito che, man mano che aumenta la dimensione di una ricompensa, l’attività neurale raggiunge un punto di massima preparazione. Per ricompense ancora più grandi, la preparazione inizia a calare, spingendo il cervello fuori dal suo punto ottimale per le prestazioni. (30Science.com)

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