Roma – Durante le interazioni sociali, l’attività dei neuroni del cervello si sincronizza tra gli individui coinvolti. Tale sincronizzazione si verifica anche tra uomini e cani: lo sguardo reciproco provoca una sincronizzazione nella regione frontale del cervello e l’accarezzamento provoca una sincronizzazione nella regione parietale, entrambe legate all’attenzione. Lo rivela uno studio guidato da Yong Q. Zhang, dell’Accademia cinese delle scienze di Pechino, pubblicato su Advanced Science. La forza di questa sincronizzazione è aumentata con la crescente familiarità delle coppie uomo-cane nell’arco di cinque giorni e i test hanno indicato che l’umano è il leader mentre il cane è il seguace durante le interazioni che si verificano tra uomo e cane. I cani con alcune mutazioni genetiche che causano i sintomi di compromissione sociale caratteristici del disturbo dello spettro autistico hanno mostrato una perdita di questa sincronizzazione e una riduzione dell’attenzione durante le interazioni uomo-cane. Queste anomalie sono state annullate da un singolo trattamento con lo psichedelico LSD. “Il presente studio ha due implicazioni: una è che l’alterazione della sincronizzazione inter-encefalica potrebbe essere utilizzata come biomarcatore per l’autismo e l’altra è che l’LSD o i suoi derivati potrebbero migliorare i sintomi sociali dell’autismo”, ha dichiarato Zhang. (30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
Quando si guardano i cervelli dell’uomo e del cane si sincronizzano
(11 Settembre 2024)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.