Roma – I pesci pulitori controllano le dimensioni del loro corpo prima dei combattimenti grazie alla loro rappresentazione mentale. Lo rivela uno studio condotto da un gruppo di ricerca della Osaka Metropolitan University, riportato su Scientific Reports. Secondo i ricercatori, è la prima volta che si dimostra che un essere non umano possiede alcuni stati mentali, come ad esempio, immagine corporea mentale, norme, intenzioni, obiettivi, che sono elementi di autocoscienza privata. il pesce, labro pulitore blu, noto scientificamente come Labroides dimidiatus, ha controllato le proprie dimensioni corporee in uno specchio prima di scegliere se attaccare pesci leggermente più grandi o più piccoli di lui. Il gruppo di ricerca della Osaka Metropolitan University Graduate School of Science, composto da Taiga Kobayashi, Masanori Kohda, Satoshi Awata, Shumpei Sogawa, assieme a Redouan Bshary, dell’Università svizzera di Neuchâtel, faceva parte del gruppo che l’anno scorso aveva riferito che il pesce pulitore era in grado di identificare le fotografie che lo ritraevano, basandosi sul suo volto attraverso l’autoriconoscimento allo specchio. Questa volta, il comportamento del pesce pulitore, che all’occorrenza si va a guardare in uno specchio installato in una vasca, indica la possibilità che i pesci usino lo specchio per verificare le proprie dimensioni corporee rispetto a quelle degli altri pesci e prevedere l’esito dei combattimenti. “I risultati che dimostrano che i pesci possono usare lo specchio come strumento, aiutando a chiarire le somiglianze tra l’autocoscienza umana e quella degli animali non umani”, ha detto Kobayashi. “Inoltre, possono fornire importanti indizi per chiarire come si è evoluta l’autocoscienza”, ha concluso Kobayashi. (30Science.com)
Lucrezia Parpaglioni
I pesci pulitori controllano le proprie dimensioni allo specchio prima di un combattimento
(12 Settembre 2024)
Lucrezia Parpaglioni
Sono nata nel 1992. Sono laureata in Media Comunicazione digitale e Giornalismo presso l'Università Sapienza di Roma. Durante il mio percorso di studi ho svolto un'attività di tirocinio presso l'ufficio stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR). Qui ho potuto confrontarmi con il mondo della scienza fatto di prove, scoperte e ricercatori. E devo ammettere che la cosa mi è piaciuta. D'altronde era prevedibile che chi ha da sempre come idolo Margherita Hack e Sheldon Cooper come spirito guida si appassionasse a questa realtà. Da qui la mia voglia di scrivere di scienza, di fare divulgazione e perché no? Dimostrare che la scienza può essere anche divertente.